=Il volto inutilmente crudele del governo Monti= Stampa
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Scritto da Redazione   
Domenica 04 Dicembre 2011 23:46

monti

 

 

Prove di suicidio assistito delle Nazioni malate.

E dell'Europa


di Mino Magrone

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Negli Stati Uniti avviene questo: i titoli pubblici decennali hanno un rendimento di appena il 2,1%. E ciò avviene nonostante il fatto che la finanza pubblica americana non sia in buona salute. Il debito sovrano Usa è vicino al 100% del Pil e il deficit è del 10%.

Come mai, nonostante questi indici piuttosto deludenti, il Tesoro americano paga interessi sul debito decennale di appena il 2,1% E in Italia, invece, come mai con un deficit largamente inferiore a quello usa (sotto il 5%) i Btp, di recente, hanno “sfondato” l’interesse dell’8%? La differenza di interessi è enorme per cui si è portati a pensare che la finanza pubblica americana sia in buona salute e non, come in effetti è, malata.

Il fatto è che negli Usa la Fed (la banca centrale americana) dal 2009 ha acquistato debito pubblico americano per oltre 1000 miliardi di dollari. La Federal Reserve ha in questo modo evitato che il Tesoro americano pagasse interessi sul debito tali da far rischiare a quel Paese il fallimento. La Fed, decidendo di acquistare Buoni del tesoro americani, anche stampando moneta, ha consentito di tenere bassi gli interessi e di allungare il periodo di tempo entro il quale lo Stato federale deve provvedere al pareggio di bilancio pubblico (rientro del 10% di deficit annuale).

Non va sottaciuto tuttavia che l’aspetto negativo di questa politica finanziaria e monetaria della Fed americana è rappresentato da una sorta di paralisi del Congresso. Infatti tra Repubblicani e Democratici si discute, ma ad oggi nulla si è deciso, in merito alle misure di politica di risanamento del bilancio pubblico e di “tetto” alle spese federali. La paralisi, si dice, è “opportunistica”, tanto provvede la Fed!

Ed è proprio su quest’ultimo aspetto negativo della situazione americana che fa leva la cancelliera tedesca Angela Merkel quando si oppone alla libertà di azione della Banca centrale europea (Bce). La Germania teme che gli Stati dell’Europa meridionale (Grecia, Spagna, Italia, Portogallo), qualora potessero usufruire degli interventi massicci della Bce, rimandino sie die i provvedimenti legislativi necessari al rientro dal deficit (in Italia pareggio del bilancio entro il 2013).

A differenza di quanto fanno e dicono gli Usa e la Cina che spingono per una maggiore libertà di intervento della Bce, la Germania esagera nella difesa dei suoi interessi nazionali. E’ certo che la Merkel sa benissimo che la non improbabile fine dell’euro farebbe perdere alla Germania molti punti di forza della sua economia. Per esempio, il marco tedesco verrebbe rivalutato più o meno del 40% con gravi ripercussioni negative sulle fortissime esportazioni tedesche soprattutto nell’eurozona. La lira italiana sarebbe svalutata almeno del 30% e ciò aiuterebbe le nostre esportazioni. Inoltre, le banche tedesche posseggono molti titoli pubblici dei Paesi dell’Europa meridionale. Insomma la fine dell’euro potrebbe segnare la fine dell’egemonia economica tedesca in Europa.

Ma la Merkel sa benissimo che la fine dell’euro metterebbe in grave crisi la finanza e l’economia mondiale. L’euro è infatti la seconda moneta di riserva dell’intero pianeta, per cui ai leaders europei, e alla Merkel in particolare, Stati Uniti e Cina chiedono comportamenti all’altezza e coerenti con la funzione e lo status della loro valuta nel contesto mondiale. La Cina è molto esposta rispetto alla crisi dell’euro. Le sue riserve in valuta estera sono rappresentate da non meno del 20% da valuta europea. Insomma, la fine dell’euro metterebbe in ginocchio l’intera economia del pianeta.

E l’Italia? Quali politiche il nostro Paese dovrebbe seguire in difesa degli interessi nazionali e, contestualmente ed inscindibilmente, di quelli dell’intera economia mondiale?

Va detto, preliminarmente, che l’Italia oggi, in uno scenario quasi uniformemente segnato dalla difficile sostenibilità del debito pubblico, può mostrare e fare affidamento su un buon “avanzo primario” che fa ben sperare sul raggiungimento del pareggio di bilancio se non entro il 2013 subito dopo. Ilo grande problema italiano è l’eccessiva altezza degli interessi pagati dal Tesoro sul debito. Se i tassi si manterranno agli attuali livelli del 7-8% nel volgere di poco tempo gli interessi complessivi pagati sul debito raggiungeranno e, forse, supereranno i 100 miliardi di euro all’anno. Se tale livello dovesse essere raggiunto, l’Italia fallirebbe nel volgere di poco più di un anno. Ogni possibile manovra di rientro verrebbe, come in parte già avviene, divorata dall’altezza vertiginosa degli interessi. L’avanzo primario verrebbe prosciugato e, tenendo conto degli interessi passivi, il disavanzo andrebbe ad accrescere ulteriormente ed irrimediabilmente il debito e la percentuale del debito sul Pil.

I movimenti del Pil determinano la crescita o la decrescita della ricchezza del Paese. Molti già sostengono che l’Italia è in “recessione”. Certo è che la manovra da 30 miliardi di euro del governo Monti (più Iva, più Irpef, eliminazione delle pensioni di anzianità, Ici prima casa ed Ici progressiva sulle altre case oltre la prima, rivalutazione delle rendite catastali addirittura del 60% ecc) spingerà il Paese alle soglie della “depressione” con redditi, occupazione, esportazioni, consumi, risparmi ed investimenti in forte riduzione. L’aumento dell’Irpef (anche se "delegato alle Regioni", non meno voraci dello Stato) metterà in ginocchio il ceto medio. E i prezzi? Non scenderanno: avremo, con molta probabilità, recessione ed inflazione insieme. Nella migliore delle ipotesi avremo “stagflazione”, vale a dire stagnazione ed inflazione insieme.

L’Italia deve essere attiva e propositiva in Europa. Deve dimostrare la necessità che la Bce sia più libera ed incisiva nella sua azione in difesa della moneta unica. Il compito primario della Bce è quello di proteggere e tenere stabile l’euro. Ebbene, se l’euro corre il rischio di scomparire, la Bce autonomamente e liberamente deve essere il garante di ultima istanza della moneta europea.

Come ha fatto e continua a fare la Fed americana, anche a costo di qualche punto percentuale in più di inflazione, la Bce deve garantire la sopravvivenza dell’euro finanziando l’acquisto dei titoli del debito dei Paesi in crisi anche con rimedi estremi, ma giusti e necessari, come quello di stampare moneta.

Da soli gli Stati con finanza pubblica in grave crisi non ce la fanno. Lasciati soli falliranno e porteranno con sé nel caos tutta l’Europa se non l’intera economia del pianeta. Le sole manovre di rientro dal deficit messe a punto dai singoli Stati sono destinate ad essere divorate dai sempre più crescenti interessi sul debito. In Italia, per esempio, quella del governo Monti è la terza in poco più di cinque mesi. Questa spirale distruttiva va spezzata con interventi persuasivi ma forti che solo una istituzione credibile e sovranazionale come la Bce può decidere di prendere e portare a compimento con successo.

Si dice che l’Europa non ha radici comuni. L’Europa, questa Europa, si dice che sia un’Europa senza anima, burocratica e mancante del consenso vivificante dei popoli. Ebbene, questa Europa così malandata, oggi, nella crisi, può riscoprire l’aspetto unitario e comune della sua storia che è il progressivo impadronirsi delle cose che inserisce nel suo impressionante progetto tecnologico.

Questo impadronirsi e questo progetto sono la sua storia: che siano, storia e progetto, belli o brutti, buoni o cattivi è, poi, la questione ancora più di fondo che riguarda ormai l’intera Terra e il suo progetto.

Ultimo aggiornamento Lunedì 19 Dicembre 2011 18:05
 
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