=LA POLITICA DEL LOGGIONE AI TEMPI DI MONTI= Stampa
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Scritto da Redazione   
Giovedì 12 Gennaio 2012 12:30

 Furbescamente si ritirano

 

LOGGIONEdi Nicola Sacco

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L’
eclisse della politica, l’annullamento dei principali partiti in Monti, e nel suo governo, celano quanto di più allarmante si possa immaginare per il futuro della società italiana: che l’attuale, rovinoso assetto politico – per intendersi, quello profondamente intaccato dalla logica del partito unico, ravvisata da Nicola Magrone qui (Dal bipolarismo al partito unico - Lo "scandalo italiano" secondo Giovanni Sartori)  - ancorché oscurato da una sedicente tecnocrazia, dall’attuale situazione possa trovare il modo di trarre benefici, i margini per riorganizzarsi e i tempi per ricostituirsi in un certo senso più forte di prima, in altre parole, quindi, più letale domani.

Per evitare che questo si verifichi vanno segnalati con forza e in ogni occasione utile l’impotenza, l’implosione e il fallimento delle forze politiche rappresentate oggi in parlamento. Bisogna cercare di smascherare tutta l’incoerenza che essi oggi si consentono. Bisogna denunciare le loro tattiche “di lotta e di governo” se non si vuole, in un futuro non molto lontano, ritrovarcisi con le suddette tattiche elevate al rango di “grandi strategie” che avranno consentito loro, presumibilmente, di prendere nuovamente il potere, magari tra uno o due anni.

Si tratta, con ogni evidenza e ancora una volta, di un discorso inestricabilmente legato alla imponente crisi economico-finanziaria, ma a questo punto anche culturale, che sta imperversando ormai con effetti drammatici nella vita quotidiana dei singoli individui. Cercare di spiegarla, inquadrandola storicamente anche per individuare le responsabilità di persone, soggetti e gruppi di potere che ci hanno portato fino all’oggi così gravemente segnato da umiliazioni e sofferenze per molti, è compito di un qualche superesperto di economia che abbia finalmente voglia di verità. E una tale figura non è alle viste, nonostante tutti i giornali siano ormai zeppi di articoli e fondi a firma di superesperti di economia, i quali però, complice un gergo colpevolmente tecnico, sembrano trattare la crisi non come un fatto umano, cioè riconducibile ad atti e scelte degli uomini, ma come entità metafisica oppure come dato di natura, necessità di natura. Il cittadino comune deve guardare alla crisi come a una calamità naturale. Nel frattempo, in attesa che di un sincero lavoro di ricerca storico-economica qualcuno voglia finalmente farsi carico , e in attesa degli esiti di un simile lavoro, i quali, vien facile immaginarlo, inevitabilmente porterebbero a una severa condanna della gran parte delle politiche seguite finora, per quanto ci riguarda e per come ci viene propinata, alla crisi siam liberi di credere come di non credere. Quello a cui dobbiamo credere, invece, sono le misure economiche che ci vengono imposte, misure di crisi a tutti gli effetti. Provvedimenti dolorosissimi che inducono difficoltà spesso intollerabili, asfissia, miseria che sopraggiunge da un giorno all’altro. Sappiamo che quei provvedimenti sono adottati da chi non ha, in quanto “tecnico”, una visione politica, e non sa, probabilmente, fare altro. Sappiamo che quei provvedimenti non passano se il parlamento, composto prevalentemente di gente inguardabile, non ritiene di approvarli. E sappiamo altresì che invece essi passano facilmente perché la politica, pur eclissata, pur impotente, pur inguardabile, deve dare dimostrazione di responsabilità. Ecco, in nome di un agire responsabile, e per il bene del paese, il principale partito del centrosinistra offre appoggio incondizionato a un esecutivo di destra (guardare tutte le sue ricette per credere), in un sostegno ormai acritico, senza nemmeno usare l’astuzia di mostrare qualche punta di dissenso, come fa da mesi ormai il principale partito di centrodestra. Il primo spera di incassare dividendi politici dalla propria partecipazione al salvataggio del paese, il secondo spera altrettanto prendendo fintamente le distanze dall’esecutivo che esegue il lavoro sporco che la destra prima al governo non ha avuto il coraggio di fare, tutto allo scopo di far dimenticare tre anni e mezzo di guida disastrosa.

Furbescamente si ritira!” gridava, nell’unico film che li ha visti recitare insieme, Alberto Sordi a un Totò appollaiato sul loggione che, lasciatosi scappare uno starnuto, aveva imbrattato la pelata di un sua eccellenza seduto in platea al quale il personaggio di Sordi faceva da portaborse. Oggi, i ruoli sono invertiti sicché tutte le eccellenze sistemate sul loggione, dopo aver imbrattato la vita di milioni di persone sotto di loro, “furbescamente si ritirano”.

Ultimo aggiornamento Giovedì 12 Gennaio 2012 13:06
 
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