=LA STRANA VICENDA DELLA VISITA DI TREMONTI A NAPOLITANO PRIMA DELLA CADUTA DI BERLUSCONI= Stampa
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Scritto da Redazione   
Giovedì 09 Febbraio 2012 16:16

tremonti-napolitano-110706152711_bigAlessandro Sallusti ricostruisce e sintetizza così i fatti (il Giornale, 7 febbraio 2012):

Il 2 movembre 2011 il Consiglio dei Ministri presieduto da Berlusconi doveva varare l’atteso decreto legge per lo sviluppo, peraltro simile a quello poi licenziato dall’esecutivo Monti. Non se ne fece nulla perché, versione ufficiosa, il Quirinale si era opposto negando il requisito di urgenza. Così il giorno dopo l’allora premier si presentò al vertice europeo di Cannes a mani vuote, innescando di fatto la fine del suo esecutivo”.

Dunque, la versione ufficiale, altro che “ufficiosa”, fu che il decreto di Berlusconi fu bocciato da Napolitano perché non ricorrevano le condizione previste dalla Costituzione per l’emissione di un decreto-legge: addirittura, mancava, nel caso concreto, la “la straordinaria necessità e urgenza” prevista dall’art. 77 della Costituzione: “Quando, in casi straordinari di necessità e d’urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni. I decreti perdono efficacia sin dall’inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni dalla loro pubblicazione”.

Sallusti trae dalla vicenda questa conclusione politica: fu Napolitano a far sapere al Consiglio dei Ministri già convocato che il decreto annunciato e di imminente approvazione non lo avrebbe emanato (art. 87 della Costituzione: “Il Presidente della Repubblica promulga le legge ed emana i decreti aventi valore di legge e i regolamenti”). Ma intanto, l’Europa attendeva proprio quel provvedimento (più o meno nella linea di quelli che avrebbe adottato Monti), pena il tracollo dell’Italia investita da una crisi economica e finanziaria di inaudita violenza [gravità della situazione che sarebbe diventata la ragion d’essere del Governo Monti e dei decrteti da quest’ultimo emessi, amplissimamente riconosciuti come imposti in una situazione straordinaria di necessità ed urgenza e addirittura convertiti in legge dal Parlamento inchiodato dalla questione di fiducia posta dal Governo.

Sallusti si ferma qui nel suo resoconto degli accadimenti e sembra acquietarsi al cospetto della presa di posizione del Presidente della Repubblica che portò, via Cannes, alle dimissioni del Governo. Naturalmente, il giornalista non si pone il problema della enormità ordinamentale e politica del preteso gesto di Napolitano. Se le cosse fossero andate così come le ha esposte Sallusti (il decreto legge non fu approvato dal Governo per l’opposizione preventiva del Presidente della Repubblica), ci si troverebbe di fronte ad una singolare inversione di rotta da parte del Presidente della Repubblica nella penosa prassi dell’abuso dei decreti legge per giunta assistiti da provvidenziali questioni di fiducia che paralizzano ogni possibilità di discussione o di modifica del testo.

Se così stanno le cose, bisogna concludere che teoricamente il gesto di Napolitano va  giudicato sacrosanto: se io, Presidente della Repubblica, mi accordo che il decreto legge che tu, Governo, stai per approvare non riguarda “casi straordinari di necessità e d’urgenza”, faccio bene a segnalarti che quel decreto che stai per approvare io non lo emanerò; insomma, fai meglio a non approvarlo proprio e a buttarlo via. Magari le cose, nella prima e nella secondo Repubblica, fossero andate così: ci saremmo risparmiati lo spettacolo osceno di centinaia di decreti legge proposti ed approvati in un battibaleno su problemi di nessuna urgenza e per niente straordinari. Rilevavo, nel mio Piccolo libro della Costituzione, edizioni dall’Interno-Sudcritica, 2002, pag. 87, e ribadisco qui:  “Raramente, ormai i decreti legge riferiscono testualmente quale sia il ‘caso straordinario di necessità e d’urgenza che impone il provvedimento del Governo; di solito, o sempre, i decreti legge partecipano una generica valutazione del Governo della ‘urgente necessità’ di provvedere su di una materia; la stragrande maggioranza dei decreti, o tutti, sono incostituzionali. E tuttavia, la prassi si è allargata e di è imposta negli anni. […]  Non solo: negli anni si è imposto anche l’abuso della cosiddetta reiterazione dei decreti legge bocciati in Commissione affari costituzionali del Parlamento (per la mancanza, appunto, delle condizioni di straordinaria necessità ed urgenza per provvedere su di ‘un caso’.) o dall’Assemblea. i decreti bocciati vengono ormai riproposti tal quali anche per venti volte e, nel frattempo, i rapporti costruiti a causa o grazie ad essi restano provvisoriamente in piedi, incerti e precari”.

Se le cose, dunque, stessero come dice Sallusti, ci troveremmo al cospetto di un gesto di alto profilo istituzionale del Presidente della Repubblica il quale avrebbe spezzato, e con coraggio, un sistema di legislazione governativa “di urgenza prevaricatrice e vanificatrice dei poteri propri del Parlamento. Nel caso concreto, tuttavia, resterebbe una sorta di paradosso: e cioè che la presa di posizione del Presidente della Repubblica sarebbe intervenuta proprio in un caso (forse il più vistoso e drammatico della storia repubblicana) nel quale i requisiti della “necessità e urgenza” c’erano francamente tutti. Si stenta a crederci. Ed infatti, il decreto del Governo Berlusconi  preventivamente bocciato dal Presidente della Repubblica fondava le sue ragioni nel dato di fatto di una crisi finanziaria ed economica dell’Italia impegnata a ritrarsi dal ciglio dell’ormai famoso burrone, quello che va giustificando ogni sorta di intervento legislativo del Governo Monti, col consenso del Presidente della Repubblica e del Parlamento quasi per intero. Non solo: il decreto bocciato costituiva in sostanza una mera esecuzione dell’altrettanto famosa lettera della Bce al Governo italiano il quale si vedeva imporre tassative direttive di azione, pena l’abbandono dell’Italia al suo destino fallimentare da parte dell’Europa (per intenderci: da parte della Francia e della Germania, meglio: della Germania, avendo la Francia svolto nel complessivo scenario di crisi il ruolo dell’outsider spesso scodinzolante).

Se, dunque, le cose fossero andate così (come semplicisticamente evocate dal direttore del Giornale), non avremmo nient’altro da aggiungere al rilievo della stranezza di un Presidente della Repubblica che fa una cosa buona (l’uso dei decreti legge va fatto Costituzione alla mano e non a vanvera) ma la fa in un caso del tutto sbagliato, nel contesto cioè di una crisi del Paese il cui governo doveva presentarsi il giorno dopo a Cannes davanti ai padroni dell’Europa per portarvi le prove dell’ubbidienza alle direttive ricevute. Ed infatti, Berlusconi ci andò e fece scena muta; ponendo così le basi delle sue rapide “spontanee dimissioni”.

Se si considera: che il Governo Berlusconi si riunì il 2 novembre 2011 per approvare il suo decreto legge per lo sviluppo; che il Presidente della Repubblica manifestò la sua opposizione lo stesso giorno, mentre il Governo era già riunito, costringendolo a non farne nulla e ad andare a Cannes del tutto disarmato; che l’11 novembre 2011 il Presidente della Repubblica nominò Mario Monti, in odore da mesi di nuovo Presidente del Consiglio, senatore a vita; che il Governo Monti va impazzando con decreti legge e con questioni di fiducia tutti fondati sull’urgenza che la crisi impone e sulla necessità impellente di portare i compiti svolti al vaglio dell’Europa; insomma, se si guarda alla concatenazione degli accadimenti e dei gesti politico.istituzionali, è obiettivamente difficile non pensare ad un complessivo disegno finalizzato al cambiamento il più rapido possibile di leadership al Governo.

Intendiamoci: può essere che qui si fantastichi un po’ troppo. Può essere.  E tuttavia, i fatti mi inducono ad insistere su questa specie di giallo, un ingentilito e raffinato 25 luglio, tutto vissuto nei Palazzi, apparentemente indolore.

ponte_tibetanoPotremmo piantarla qui se il Presidente della Repubblica non si fosse insolentito per le sorde insinuazioni circolate nel mondo politico, tra gli osservatori e sui giornali. Al punto da spingere il suo Consigliere per la stampa e la comunicazione Pasquale Cascella a scrivere una nota sul Giornale (7 febbraio 2012) con la quale le cose che si credevano sapute venivano radicalmente capovolte (ed infatti, il grande titolo della prima pagina del quotidiano fu: “E’ stato Tremonti a dare il colpo di grazia a Silvio”).

Tremonti? E come?

Secondo Cascella (e dunque, secondo il Presidente della Repubblica), le cose sarebbero andate così:

- Quel giorno (2 novembre 2011; nde) il Capo dello Stato ricevette il Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, prima della riunione del Consiglio dei Ministri”;

- esplicito fu il richiamo [all’incontro con Tremonti; nde] alle posizioni espresse dal titolare della politica economica nella lettera che il presidente della Repubblica scrisse al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta”;

- “[nella lettera del Presidente a Letta; nde] si riferiva che il ministro si era ‘detto convinto si dovessero definire solo  le misure più urgenti tra quelle indicate e lo si dovesse fare nella forma - più praticabile anche dal punto di vista parlamentare e meno in generatrice di tensioni politiche -  della presentazione di emendamenti alla legge di stabilità’ in quel momento all’esame del Senato”;

- il Presidente della Repubblica ritenne di esprimersi a favore della soluzione indicata dal ministro per evitare l’adozione di un ‘coacervo di norme estranee’ alla lettera di intenti ed obiettivi inviata a Bruxelles dal Presidente del Consiglio il 26 ottobre, che avrebbe potuto ‘suscitare nuova confusione nell’opinione pubblica e nei mercati’”;

- Dunque, nessuna ‘valutazione discrezionale’ opposta ad altre più recenti, come sostiene l’ex ministro Brunetta, ma solo la presa d’atto di riserve motivate presenti all’interno della stessa compagine governativa e la ricerca di un veicolo normativo che consentisse di addivenire rapidamente all’approvazione delle misure più urgenti evitando più aspre tensioni fra le forze politiche”.

Replica di Giulio Tremonti: “Non ho alcun interesse per le polemiche. Si tratta di carte ufficiali relative a dati di governo. La verità è nel verbale del Consiglio dei Ministri”.

berlusconi_tremontiConclusione: Berlusconi non riuscì a portare a Cannes i compiti assegnatigli dall’Europa; si dimise; il meo-senatore a vita Monti fa il Presidente del Consiglio e opera a colpi di decreti-legge su tutto e su tutti, e di questioni di fiducia. Nessuno discute più di niente, il Parlamento approva quasi all’unanimità, il Presidente della Repubblica emana quotidianamente provvedimenti tutti “necessari e urgenti”, nessun ministro “sale da lui” in solitaria missione, Berlusconi recrimina in segreto ma condivide e plaude al governo Monti tra un’udienza penale e l’altra, driblando prescrizioni che nessuno sa quando scattano (ma alcune udienze si rinviano perché fa molto freddo in quelle maledette aule), l’Europa sembra approvare, Merkel è il punto di riferimento di Monti e ricambia simpatia, per Obamaè impressionante la modernizzazione dell’Italia con Monti presidente”, i nuovi poveri si rifugiano in cattedrale, i precari manifestano per il diritto a rimanere precari. Ecco gli ultimi “cento passi”: una legge elettorale che ci dia due partiti, possibilmente uguali; il resto è inutile. Per l’immane sciagura dello statuto dei lavoratori, a farlo fuori basta un ministro: ecco una vera “necessità ed urgenza”. L’Italia moderna.

Che cosa è successo, dunque, il 2 novembre 2011? Davvero un ministro, uscito solitario dal gruppo, ha convinto il Presidente della Repubblica che ha convinto il Presidente del Consiglio a togliersi dai piedi? Anche Dino Grandi si appellò agli ibernati principi statutari per togliere di mezzo il suo capo. Giulio Tremonti/Dino Grandi, dunque?  Penso a quanto è difficile, in momenti oscuri e torbidi, sottrarsi alle fantasie più indicibili soprattutto se le informazioni ufficiali sono reticenti. D’accordo, però: resistiamo alla tentazione speculativa; ma che cosa è successo nella tarda serata del 2 novembre 2011?

[nm-Sudcritica]

Ultimo aggiornamento Giovedì 09 Febbraio 2012 16:44
 
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