=ISRAELE-PALESTINA. CONTRO LA VOCE ORRENDA DELLA GUERRA= Stampa
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Scritto da Redazione   
Mercoledì 13 Agosto 2014 09:00

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Per scongiurare un nuovo olocausto bisogna ragionare sul grave conflitto arabo-israeliano, senza issare bandiere pro o contro. Impadroniamoci del dramma arabo-israeliano, discutiamolo con competenza e rispetto totale

di  Mino Magrone

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Mi auguro di non essere retorico ma quella che, ancora una volta, si sta consumando sotto i nostri occhi fissi sullo schermo televisivo è veramente una tragedia di grandi dimensioni. I morti sono tanti e ciò che sgomenta ancora di più è la determinazione guerriera di entrambi i belligeranti: i palestinesi e gli israeliani. I negoziati indiretti fra israeliani e palestinesi al Cairo, con la mediazione dell'Egitto, riprendono oggi, ultimo giorno prima della scadenza del cessate il fuoco di 72 ore nella Striscia di Gaza. Una fonte della delegazione palestinese ha parlato nelle scorse ore di "progressi". "Ci sono stati progressi, ma non ancora sufficienti a un accordo solido, i negoziati continueranno", ha detto. Ma la pace, tantissime volte, oggi e in passato, è stata violata più o meno arbitrariamente, da ciascuno adducendo le rispettive ragioni.

Noi possiamo soltanto “vedere” i cosiddetti “fatti” mediante lo schermo televisivo. israele-palestina-guerra-conflitto-gaza-hamasSappiamo che gli “eventi” narrati ed i “fatti” visti non sono neutri. Essi sono molto spesso “carichi di ideologia” e, quindi, interpretazioni.
Israeliani e Palestinesi: due popoli in lotta irriducibile con il seguito delle alleanze internazionali più o meno interessate alla pace ma anche alla continuazione della guerra vista come soluzione finale del problema mediorientale.
Qui non si tratta di rifugiarsi nella storia per sfuggire alle domande drammatiche che la cronaca ci rivolge. Si tratta di fare un po’ di luce sui fatti passati che hanno determinato la realtà che oggi viviamo: è già tanto! Un po’ di luce nella molto opaca nebulosa della guerra in cui il torto e la ragione sono mescolati alla propaganda, agli interessi malcelati, alle pretese religiose dei due popoli in lotta, alle giuste emozioni di fronte al sangue versato senza misericordia.
Con la sconfitta dell’impero ottomano nel 1918 il territorio mediorientale fu diviso in due zone. Una sotto il controllo della Francia e l’altra della Gran Bretagna. La spartizione in due zone creò più problemi di quanti ne seppe risolvere. Soprattutto la Gran Bretagna tentò di modificare quell’assetto territoriale con la “dichiarazione di Balfour” con la quale si impegnava a creare le condizioni di un “focolare nazionale” per gli Ebrei in Palestina.
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Nel periodo di tempo dal 1920 al 1948 si intensificano gli insediamenti israeliani anche sotto la spinta delle feroci persecuzioni antisemite in Europa ed in Russia.
Siamo al 1947, la seconda guerra mondiale è finita e comincia
no ad apparire le tracce orrende e gravi dell’olocausto. Il 29 novembre 1947 l’Assemblea Generale dell’Onu adotta la risoluzione 181 che prevede la creazione di due Stati e attribuisce a Gerusalemme lo statuto di città internazionale. Secondo la risoluzione 181 dell’Onu l’attuale striscia di Gaza è araba così come tutta l’attuale Cisgiordania (fatta salva la città internazionale di Gerusalemme che, come è noto, si trova in Cisgiordania). La risoluzione dell’Onu è una pietra miliare nel tentativo di porre fine al conflitto tra arabo palestinesi ed israeliani. Infatti nel 1948 nasce lo Stato di Israele che è sotto la guida di David Ben Gurion. La Cisgiordania è sotto l’amministrazione Giordana e Gaza è sotto l’amministrazione dell’Egitto.
Ma è nei memorabili sei giorni del giugno 1967 che la situazione precipita drammaticamente. Al potere in Egitto è il presidente Gamal Nasser il quale appare sempre più convinto sostenitore dei palestinesi. Scoppia la “guerra dei sei giorni” dal 5 al 10 giugno 1967. Nasser chiude il canale di Suez alle navi israeliane per cui il 5 giugno 1967 Israele attacca le basi egiziane e siriane, invade il Sinai, occupa la Cisgiordania e, al nord, le alture del Golan in territorio siriano.

Declaration-of-State-of-Israel-1948 Egitto e Siria non si arrendono per cui dal 6 al 25 ottobre 1973 provocano la “guerra del Kippur”. Il Kippur è il capodanno ebraico sicché egiziani e siriani approfittando della festa ebraica tentano di riprendersi i territori perduti nella guerra dei sei giorni. Ma alla fine di questa ennesima guerra Israele vince e conserva i territori occupati nella guerra dei sei giorni del 1967.
È necessario che passino altri cinque anni di tensioni e piccoli scontri per giungere al 1978 ed agli “accordi di Camp David” firmati dal presidente egiziano Sadat e dal primo ministro israeliano Begin con la mediazione di Jimmy Carter (presidente Usa) in forza dei quali Israele restituisce all’Egitto la penisola del Sinai (occupata nella guerra dei sei giorni 1967) e, fatto straordinario e rivoluzionario per il mondo arabo, l’Egitto riconosce lo Stato di Israele.
Israele, fino al momento del riconoscimento da parte dell’Egitto, era ritenuto da tutti i paesi arabi un’entità occupante da spazzare via anche con la forza delle armi.
ACCORDO DI OSLOLa situazione nuova dà l’impressione di evolvere positivamente. Infatti nel 1993 israeliani e palestinesi (Olp) si accordano (cosiddetto “accordo di Oslo”) con la mediazione del governo norvegese e la firma di Arafat e del primo ministro Rabin per il ritiro graduale di Israele da Gaza e dalla Cisgiordania e fatto di grande importanza si intendono sulla nascita di uno Stato sovrano Palestinese. Per Israele i Palestinesi dell’Olp e di Arafat non sono più terroristi pericolosi da combattere con ogni mezzo.
È nel 2005 che Israele completa il piano di disimpegno, ritiro e smantellamento delle colonie della striscia di Gaza e della Cisgiordania settentrionale. Il piano di ritiro è promosso dall’allora primo ministro Sharon. Crea lotte tra le ali estremistiche dei coloni israeliani e fortissime resistenze. Questa resistenza dei coloni fu una delle cause che provocò la vittoria alle elezioni palestinesi di Hamas. Nel 2007 Hamas si scontra frontalmente e senza rimedio con l’Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina). La guerra ad Israele trova nuovo vigore e la lotta di Israele contro il terrorismo nuove fonti di giustificazione.
Oggi, agosto 2014 la guerra in atto ha già causato ben 1800 morti palestinesi e oltre settanta israeliani. Oggi gli israeliani in Cisgiordania sono circa 310.000. I palestinesi in Cisgiordania sono circa due milioni e mezzo e nella striscia di Gaza circa un milione e seicentomila.
Questi due popoli, i singoli individui di questi due popoli non sono tutti, indistintamente, per l’opzione violenta della guerra. Penso che la loro maggioranza sia favorevole alla risoluzione Onu del 1948. Sono passati sessantasei anni dalla risoluzione 181 dell’Onu per cui è veramente giunta l’ora di vedere due Stati sovrani convivere pacificamente. I palestinesi hannoRAGAZZI IN GUERRA diritto ad una loro patria sicura e rispettata. Gli israeliani ad una vita vissuta non più sotto l’insostenibile incubo dell’accerchiamento di forze ostili che ne vogliono la distruzione e l’eliminazione dalla faccia della terra. Per scongiurare un nuovo olocausto bisogna ragionare sul grave conflitto arabo-israeliano, senza issare bandiere pro o contro. Impadroniamoci del dramma arabo-israeliano, discutiamolo con competenza e rispetto totale. Forse la nostra ragione suonerà persuasiva per tantissimi che in quei territori sfortunati e dilaniati sono in ansioso ascolto di una concreta e definitiva voce pacificatrice. Nessuno, infatti, può pensare di credere che sia più persuasiva la voce orrenda della guerra rispetto a quella che parla di una pace giusta e decorosa per tutti.
La propaganda di guerra racconta attraverso la voce di Netanyahu e i vertici militari che la “campagna” si è chiusa con successo: 32 tunnel (gallerie attraverso le quali Hamas si infiltra in Israele) sono stati distrutti insieme a molte infrastrutture missilistiche. Hamas non è da meno. Grida che ha vinto e che Israele si ritira.
Si spera però che sotto la propaganda la ragione lavori per la pace: onesta, giusta e duratura.

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Ultimo aggiornamento Mercoledì 13 Agosto 2014 09:12
 
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