=BCE. A CHE SERVONO LE MANOVRE DI DRAGHI= Stampa
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Scritto da Redazione   
Martedì 22 Marzo 2016 21:17

draghi bazookaSono efficaci solo se i governi nazionali guardano a Keynes

se ai provvedimenti di accoglimento nazionali della manovra monetaria non si desse un indirizzo e un senso che si richiamano alla originaria matrice e visione keynesiana dell’equilibrio di piena occupazione, quella manovra della Bce sarebbe incomprensibile e contraddittoria non soltanto con le politiche di derivazione keynesiana ma anche e soprattutto con quelle di natura conservatrice

di  Mino Magrone
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Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha fatto tutto il possibile per trarre fuori dalle secche la lenta e impaurita barca battente bandiera europea (eurozona). Molti in questi giorni hanno l’impressione che la sua lotta alla deflazione e per la ripresa dell’economia reale non stia avendo molto successo. E si chiedono: ma l’ulteriore decisione di immettere altri miliardi di euro (da 60 al mese a 80 al mese) nel mercato finanziario europeo darà ossigeno agli investimenti e ai consumi o faranno la stessa fine di quelli (60 miliardi al mese) già circolanti da un anno nelle vene del mercato finanziario europeo? Insomma, il potente ‘bazooka’ di Draghi spara innocui giochi pirotecnici o è in grado di fare crescere investimenti e consumi?
Il presidente della maggiore istituzione monetaria europea è preposto alla cura e al governo dell’euro e non può andare oltre le manovre monetarie. Però Draghi ha sempre aggiunto, subito dopo ognibazooka Draghi 2 decisione sua e del consiglio dei governatori delle banche centrali dei Paesi dell’eurozona, che spetta ai governi nazionali prendere misure di politica economica adeguate all’accoglimento più opportuno e coerente del flusso cospicuo di denaro che da Francoforte si diffonde in tutti Paesi che usano l’euro.
Non può dire di più. Ma se sul versante monetario ha rotto le tradizionali politiche delle banche centrali e se lo ha fatto nonostante la dura opposizione della Germania è legittima la lettura del suo pensiero, secondo la linea tracciata da economisti eminenti quali Stiglitz, Krugman, Piketty.
Se così non fosse, il suo sistema monetario manovrato, opposto all’immobilismo di recente passato, la ‘moneta facile’, opposta alla rigidità, i tassi d’interesse negativi sui conti correnti e i mutui con tassi vicino allo zero non sarebbero di nessuna spinta all’economia reale e finirebbero, come in parte già avviene, per alimentare il mercato finanziario e le manovre di borsa, con conseguenti spostamenti di ingenti quantità di denaro e ricchezze da un gruppo di potere finanziario all’altro e da un giocatore d’azzardo all’altro. Senza riflessi o con riflessi molto marginali sulle grandezze reali dell’economia, vale a dire sull’occupazione, gli investimenti e i consumi.
Se così non fosse, se ai provvedimenti di accoglimento nazionali della manovra monetaria non si desse un indirizzo e un senso che si richiamano alla originaria matrice e visione keynesiana dell’equilibrio di piena occupazione, quella manovra della Bce sarebbe incomprensibile e contraddittoria non soltanto con le politiche di derivazione keynesiana ma anche e soprattutto con quelle di natura conservatrice che, tanto per intenderci, durante la Grande Crisi del 1929 e degli Anni Trenta chiedevano, in radicale contrapposizione al “New Deal”, il ritorno al “gold standard”. O più di recente, con la scuola di Chicago di Milton Friedman, egemone durante gli Anni Sessanta, che si rifà alla filosofia liberale classica di Adam Smith e che chiede il rispetto rigido della “teoria quantitativa della moneta”.
 
draghi per minoE in Italia, per esempio, che cosa si fa in politica economica? Che cosa fanno i nostri governi per accogliere adeguatamente e coerentemente la straordinaria manovra monetaria della Bce? Si pensa e si dice (per ora si dice soltanto) che è necessario ridurre contemporaneamente la pressione tributaria (meno imposte e tasse) e la spesa pubblica. Infatti, ragionano così, non è possibile ridurre le tasse senza la contestuale riduzione (i famigerati tagli alla spesa pubblica) delle spese previste nei bilanci dello Stato e delle sue articolazioni territoriali (Regioni, Comuni). Non si rendono conto di un fatto basilare, e cioè che, dal punto di vista macroeconomico, la domanda aggregata non cambia né in su né in giù anche se le imposte si riducono, per esempio, di 100 e la spesa pubblica di 100. La domanda di beni di consumo e di beni di investimento resterebbe stabile e stazionaria. I due effetti - della minore pressione tributaria (+100 di riduzione delle tasse) e di riduzione della spesa pubblica (-100 di spesa) - si neutralizzano per cui la domanda aggregata subendo due sollecitazioni, una in su e l’altra in giù, resta stabile.
La spesa pubblica non va ridotta. E’ necessario eliminare sprechi e corruzione. Tuttavia, tanto per capire il concetto macroeconomico di domanda aggregata, la spesa, privata o pubblica, dovuta a sprechi e corruzione, ha lo stesso effetto di quella non sprecata e non dovuta alla corruzione. Keynes, in periodi di crisi economica, diceva che per accrescere la domanda era necessario occupare i lavoratori disoccupati per “fare le buche e ricoprirle”. Resta fermo, comunque, che, a parità di spesa pubblica, è molto meglio che le uscite pubbliche non siano sprecate o predate dai corrotti.
Un provvedimento della Bce che richiede misure economiche dei governi nazionali coerenti con le politiche monetarie della Banca centrale è quello relativo all’acquisto di obbligazioni di imprese non diBond-698x400 natura finanziaria. Oggi le nostre grandi aziende hanno impianti solo parzialmente utilizzabili. La loro produzione non è del massimo livello di capacità produttiva degli impianti. Sicché la nuova manovra della Bce di acquisto delle obbligazioni emesse dalle imprese va incontro al muro invalicabile della non convenienza all’aumento delle immobilizzazioni tecniche aziendali (impianti), data la sottoutilizzazione di quelli già esistenti.
 
Come superare queste difficoltà? Come accogliere la grande liquidità offerta dalla Bce? Di recente gli Usa e la Gran Bretagna hanno provveduto con una sorta di investimenti pubblici in deficit. Ma noi non possiamo investire in “deficit spending” perché abbiamo un debito pubblico enorme e perché le regole europee che noi abbiamo condiviso ce lo impediscono.
Possiamo però far leva su un nostro grave problema. Quello della cattiva distribuzione dei redditi. Eccessive concentrazioni di redditi nelle mani di pochi soggetti e nuove e vecchie povertà crescenti. Nei momenti di crisi la concentrazione dei redditi presso classi sociali molto privilegiate accresce la propensione a risparmiare dei benestanti mentre il ceto medio e i poveri impiegano tutto il loro reddito in consumi e non sono in grado di risparmiare. Ma in periodi di crisi economica il risparmio non è tutto investito. Gli investimenti sono inferiori al risparmio, per cui il risparmio non investito genera ulteriore crisi e riduzione del reddito nazionale. La spirale depressiva si mette in moto per cui alla riduzione del reddito segue quella dei consumi e degli investimenti fino al raggiungimento di un fondale di crisi così profondo da rappresentare il punto di svolta inferiore della crisi. Ma oggi tutto ciò si può evitare. Le crisi possono essere contrastate. In Italia, ma anche altrove, una più ragionevole distribuzione dei redditi a favore del ceto medio, dei lavoratori e dei poveri aumenta i consumi e riduce il risparmio eccedente la capacità di investimento.
 
economia realeSono capaci i nostri governi di fare sul serio con la progressività delle imposte? Sono, oltre che convinti, in grado di introdurre una imposta progressiva temporanea sui patrimoni?
Se queste cose non si fanno, saremo condannati, nella migliore delle ipotesi, ad una lunga stagnazione e i flussi di liquidità creati dalla Banca centrale europea alimenteranno il solo mercato finanziario e la sua poco esaltante voglia di giocare pericolosamente ai facili arricchimenti e alle repentine perdite. Non abbiamo bisogno di sale da gioco per esperti in azzardo. L’economia reale forse merita una maggiore e più seria considerazione. Le manovre monetarie possono stimolare il reddito, i consumi, il risparmio, gli investimenti, le esportazioni e le importazioni. Queste sono le grandezze economiche reali che il flusso aggiuntivo di moneta può condurre verso l’equilibrio di piena occupazione.
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Ultimo aggiornamento Martedì 22 Marzo 2016 22:49
 
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