BIN LADEN. IL CERCHIO CHE NON SI CHIUDE Stampa
Scritto da Redazione   
Martedì 03 Maggio 2011 13:19
di Fabio Traversa
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La morte di Osama Bin Laden cambia radicalmente gli scenari mondiali così come accadde dieci anni fa con l’attacco alle Torri Gemelle di New York, da lui “ordinato”.
Nella mente di ognuno di noi si affastellano in queste ore i ricordi di quella drammatica giornata dell’11 settembre 2001 quando all’improvviso la normale programmazione televisiva (internet non aveva ancora la forza dirompente di oggi) fu stravolta da interminabili edizioni straordinarie dei tg simili ai peggiori (nel senso di più drammatici) film d’azione. Lo sbriciolamento di due giganteschi grattacieli, il dirottamento di un aereo, le fiamme che minacciavano il Pentagono, la decisione del presidente Usa George Bush di rimanere in volo per diverse ore restano ricordi indelebili.
Un intero Paese, il più potente del mondo, rimase sotto scacco per diverse ore e la sensazione – per chi seguiva tutta la vicenda davanti allo schermo – era di impotenza mista a rabbia e dolore.
Da allora nulla sarebbe stato più come prima. Gli attentati terroristici sono diventati quasi “normali” (per la consuetudine con cui si sono succeduti) e hanno colpito diverse città (anche europee), ucciso migliaia di persone “colpevoli” soltanto di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, dato vita a tensioni, conflitti, guerre, spesso spacciate come “di liberazione” o “di pacificazione” ma che in realtà hanno soprattutto aggiunto sangue a sangue e privato numerosi Paesi (compresa l’Italia) di soldati, volontari, pacifisti, gente comune.
 
Dieci anni dopo si chiude il cerchio? Assolutamente no anche se viene meno un personaggio non solo simbolico ma emblema del fanatismo e della crudeltà di una parte del mondo che considera l’altra un nemico da abbattere a tutti i costi. Per ora le manifestazioni di giubilo degli americani, scesi in piazza, o le nuove minacce di rappresaglie del terrorismo islamico, che torna a far tremare il mondo intero, rappresentano le due facce opposte del post-uccisione del leader di Al Qaida. Intanto le Borse volano, il Vaticano invita a non gioire per una morte, le tv pachistane provano a fare controinformazione con la finta foto di Osama moribondo. È il gioco delle parti. Ma oggi c’è solo chi ha vinto o ha perso una battaglia. Non certo la guerra. Che continuerà ancora a lungo. 
 
Ultimo aggiornamento Giovedì 02 Giugno 2011 19:44
 
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