"I GIOVANI IN VIA DI ESTINZIONE" Stampa
Scritto da Redazione   
Giovedì 19 Maggio 2011 20:03
LA NUOVA GENERAZIONE
SCOMPARSA TRA I DIPLOMI
 
di Fabio Traversa
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I giovani sono in via di estinzione. Negli ultimi 10 anni, dal 2000 al 2010 abbiamo perso più di 2 milioni di cittadini di età compresa tra i 15 e i 34 anni”. “La vera anomalia italiana è rappresentata dai giovani che non mostrano interesse nè nello studio, nè nel lavoro”. “Da noi la laurea non paga e i nostri laureati lavorano meno di chi ha un diploma.
Dal lungo discorso del direttore del Censis, Giuseppe Roma (nell’audizione in Commissione Lavoro pubblico e privato della Camera che sta esaminando il tema dell'accesso al mercato del lavoro), si ha (ulteriore) conferma che l’Italia non è un Paese per giovani.
Del resto – è noto a tutti – il mercato del lavoro è sostanzialmente fermo. La legge-Biagi ha introdotto forme contrattuali di flessibilità dietro le quali abbondano pochi diritti e soprattutto il trionfo della precarietà. In più aumentano i ragazzi demotivati nello studio mentre spesso coloro che ottengono la tanto auspicata laurea – magari con il massimo dei voti – si ritrovano ancora disoccupati quando il “famigerato foglio di carta” è stato firmato dal Rettore ed è diventato un “diploma-quadro” da esporre nella propria stanza (in media sono trascorsi 4-5 anni… invano).
Risultato? I giovani occupati a tempo determinato in Italia sono il 40,1% nella classe di età 15-24 anni e l'11,5% tra i 25-39enni. In Germania le percentuali salgono rispettivamente al 56% e 13,5%, al 54,3% e 25,6% in Spagna, al 53,9% e 13,2% in Francia.
 
Dato questo scenario, Giuseppe Roma ha avanzato tre proposte per migliorare l’occupabilità delle nuove generazioni. “Anticipare i tempi della formazione e metterla in fase con le opportunità di lavoro: la laurea breve dovrà sempre più costituire un obiettivo conclusivo nel ciclo di apprendimento”, “Non solo lavoro dipendente, ma soprattutto iniziativa imprenditoriale, professionale e autonoma: bisogna detassare completamente per un triennio le imprese costituite da almeno un anno da parte di giovani con meno di 29 anni”, “Infine, accompagnare il ricambio generazionale in azienda. Si potrebbe introdurre un meccanismo per il quale l’azienda che assume due giovani con alti livelli di professionalità potrà essere aiutata a collocare un lavoratore a tempo indeterminato non più giovane, dopo opportuni corsi di formazione, in altre unità produttive, rimanendo il costo della formazione in capo ai soggetti pubblici”.
 
Idee concrete e per nulla peregrine. Ma tra i giovani, ormai, l’unica preoccupazione dopo la laurea è l’arricchimento del curriculum tramite l’accumulo spasmodico di ultrapubblicizzati master e corsi di specializzazione post-diploma, che nella maggior parte dei casi aiutano l’economia. Ma di chi li promuove e basta.
Ultimo aggiornamento Sabato 28 Maggio 2011 08:35
 
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