=DISTRETTO MECCATRONICA, TANTA LUCE MA, ATTORNO, IL MONDO LEGATO A QUELL'INDUSTRIA SI SGRETOLA= Stampa
Scritto da Redazione   
Lunedì 09 Dicembre 2013 15:25

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il common rail si è raffinato ulteriormente, la saturazione è ancora lontana; ma è tutto il mondo che orbita intorno all’industria che si sta sgretolando miseramente: saperlo in anticipo può evitare guai peggiori

di  Pippo De Liso

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L’inchiesta trasmessa dal programma televisivo Report sui Rai 3 lo scorso 2 dicembre (e visibile su youtube) è stata un successone. Essa parlava, tra l’altro, degli investimenti nella Zona Industriale di Bari-Modugno e non ci ha messo molto a proiettare una novella Silicon Valley in quel di Modugno. E non ci ha messo molto, un po’ per la ragione che gli italiani, dopo le pressioni, gradiscono cambiare radicalmente registro e passare alla leggerezza e all’intrattenimento (di qui il successo dei talk show, dei reality e dei resuscitati varietà, che parodizzano pure la povertà), un po’ perché un programma abituato a tassi elevati di audience deve saper dosare sapientemente la drammaticità degli eventi contemporanei alla salutare alternativa di qualche inaspettato revival. E così è stato.

La didascalia presente su Youtube, e fruita da tutti coloro che non sono riusciti ad assistere al programma in televisione, recita, infatti: “Secondo uno studio di Intesa San Paolo, il Distretto della Meccatronica pugliese, nel secondo trimestre del 2013, è quello col maggiore aumento dell’export in assoluto. Ecco come imprenditori coraggiosi, tecnici preparati e istituzioni che funzionano potrebbero salvare il Paese dal declino industriale, anche grazie alla montagna di quattrini che l’Europa ha messo sul piatto”. Di fronte a questo proclama è deleterio fare i guastafeste. Sorvoliamo sull’obiettività di uno studio condotto da un istituto bancario, sorvoliamo sulle munifiche elargizioni da parte dell’Europa; sorvoliamo pure su tutti i fondi e i sovvenzionamenti che restano inevasi e non investiti. C’è sicuramente del vero in ciò che viene affermato con tanta convinzione, ma esso attiene ad un glorioso passato di cui si vogliono rinverdire i fasti e nulla di più.

Il Distretto della Meccatronica (informatica ed elettronica a applicate alla meccanica) (1) nasce anni fa quando ci si rende conto che nella Zona Industriale di Bari-Modugno è presente tutta la componentistica di precisione in grado di condurre potenzialmente all’assemblaggio di un prodotto complesso e durevole come l’automobile, un bene tecnologicamente avanzato (automotive); che nella Zona Industriale sono presenti e compartecipi imprese in grado di aggiornare significativamente i sistemi di produzione. Il common rail (impianto di iniezione, Sistema_Common_Rail_1letteralmente “sbarra, binario comune”) fu figlio e padre ad un tempo di queste sinergie e della caparbietà di pochi uomini che si dedicarono anima e corpo ad un’applicazione industriale che faceva certo la differenza sul piano energetico (minori consumi) e sul piano delle prestazioni (maggiore potenza). Nel 1994 la Fiat cedette alla Robert Bosch i diritti per l’industrializzazione del sistema. Ancor oggi, a noi che scriviamo, fa certo piacere essere idealmente parte integrante di questa grande famiglia. Nello studio del programma Report, lo scorso 2 dicembre, Milena Gabanelli ebbe buon gioco nell’esclamare: “Chi l’avrebbe mai detto che il sistema che ha rivoluzionato il motore diesel nel mondo, il common rail, è nato nel paesino pugliese di Modugno”. Ma quante automobili si vendono oggi in Italia ed in Europa? La percentuale del 60% del diesel fra il totale venduto, di cui ha parlato nella puntata di Report Mario Ricco, vicepresidente del Distretto pugliese della Meccatronica e coprogettista del common rail, ha avuto una drastica flessione. E poi, a furia di esulare dai contesti o da un sano sguardo di prospettiva si finisce per rimanere invischiati in una marmellata irreale. A nostro avviso, ci sono almeno una mezza dozzina di punti da ponderare e la nostra mano è lieve.

omLungi da noi la voglia di schierarci fra i pessimisti per partito preso o la tentazione di gettare una luce sinistra su una terra che abitiamo, ma i contesti sono quelli che sono, i tempi pioneristici sono tramontati. I conti non tornano, accanto alla luce ci sono gli angoli bui, gli angoli morti, i coni d’ombra. Non si tratta del fatto che un’innovazione industriale non risulta più competitiva sul mercato (anzi, il common rail si è raffinato ulteriormente, la saturazione è ancora lontana; in quanto ai sistemi di produzione realizzati dalla Masmec, sono caratterizzati da prove funzionali e controlli che superano qualsiasi standard) bensì del fatto che tutto il mondo che orbita intorno all’industria si sta sgretolando miseramente. Saperlo in anticipo può evitare guai peggiori.

Cominciamo con la situazione del Consorzio Asi (Area per lo Sviluppo industriale) di Bari. L’ultima dichiarazione di Loredana Capone, assessore regionale alle Attività produttive, dopo le polemiche e gli esposti sulle presunte irregolarità nella gestione dell' ente che si occupa dell' area industriale del capoluogo e delle città limitrofe e che si è sempre rivelato fantasmatico nella sua ragion d’essere e nella prassi, è stata la seguente: “C' è la necessità di guardare con attenzione alle questioni che stanno venendo alla luce. Se dovessero essere accertate gravi irregolarità non posso escludere il commissariamento”. Il Consorzio Asi di Bari-Modugno è da tempo al centro della contesa, non solo politica. Dovrebbe occuparsi a tempo pieno di viabilità, smaltimento rifiuti (e nella Zona Industriale è una questione davvero seria), arredi e trasporto urbano e altro e invece naviga a vista. Le infrastrutture sono deboli o inesistenti.

Tanto inesistenti che l’estate scorsa accadde un episodio sintomatico di malessere generale ed emblematico ad un tempo. Dodici titolari bridgestoned’azienda, colletti bianchi appartenenti a quasi tutti gli insediamenti presenti nella Zona Industriale di Bari-Modugno (2), scrissero una lettera a Michele Emiliano, sindaco di Bari e sceriffo incompreso, il quale, all’indomani della chiusura della Bridgestone disse: “Siamo pronti a occupare la fabbrica”. Nella lettera risposero così alla provocazione: “Riteniamo fuori luogo tale proposta che al più servirebbe ad aggiungere tensione su qualsiasi tavolo di confronto. L’unico argine alla delocalizzazione in Paesi con basso costo di manodopera è rappresentato dalla sicurezza, dai servizi, dalla burocrazia più snella, dai costi energetici e via discorrendo”. Ed aggiunsero di optare per “un rilancio possibile nel quale crediamo fortemente e che questa terra merita”. La loro iniziativa supplisce malamente ad un’azione corale di cui si avverte l’assenza.

Ma c’è di più. Non c’è multinazionale o grossa azienda nella Zona Industriale che non rimanda sine die la stesura dei propri piani industriali; e anche quando appronta i documenti, li finalizza ad una produzione ‘alto di gamma’ riservata a pochi.

Il potere d’acquisto dei lavoratori, peraltro, dall’anno scorso è sceso del 10 % e gli ammortizzatori sociali sono stati utilizzati da oltre 4 milioni di persone. Che succederebbe se il contratto di solidarietà, ultima propaggine della cassa integrazione ordinaria e straordinaria, per legge previsto non oltre 36 mesi in un quinquennio, non potesse essere più prorogato per motivi straordinari o saltassero le coperture finanziarie? Quale triste scenario si aprirebbe se le aziende dovessero comunicare contemporaneamente i loro esuberi?

Note

(1) I soggetti promotori del Distretto pugliese della Meccatronica - MEDIS sono: Politecnico di Bari; Università degli Studi di Bari; Centro Laser; Consorzio Sintesi; Gruppo Fiat; Gruppo Bosch; Getrag; Masmec; MerMec; Itel Telecomunicazioni; Confindustria Bari.

(2) Nicola Belligerante, Vito Lorenzo Berloco, Andrea Cavicchia, Walter Chiarappa, Giuseppe Clemente, Antonio Fabio Giuliani, Nicola Intini, Corrado La Forgia, Carlo Maselli, Massimiliano Massafra, Antonio Preverin, Gennaro Risola

 

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Ultimo aggiornamento Giovedì 12 Dicembre 2013 12:22
 
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