=ASFISSIATI DA UN'ALTRA BRUTTA RIFORMA ELETTORALE= Stampa
Scritto da Redazione   
Domenica 26 Gennaio 2014 00:00

riforma elettorale2

ci vuole consapevolezza, quella che la dialettica servo-padrone, parafrasando Hegel, fa del servo il soggetto attivo della storia. Il servo ne ha piene le tasche di un potere legislativo fatto da nominati dal padrone

 

 

di  Mino Magrone

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Come è possibile definire la riforma elettorale proposta dal duo Renzi-Berlusconi? Veramente brutta e pericolosa!

Il cavallo di battaglia della “governabilità” è un vetusto e logoro argomento utilizzato da molti “governi e uomini forti” del nostro recenteriforma elettorale4 ed infausto passato. Però ai sullodati proponenti non sembra liberticida l’eliminazione del Senato (del bicameralismo) e la riduzione dei componenti l’altra Camera legislativa. Ma queste, si dirà, sono riforme costituzionali e non elettorali. Sì, ma il duo è fermamente intenzionato a completare l’opera riformando la “Carta” e sfregiandola definitivamente con il loro disprezzo al vetriolo.

La cosa tristemente sorprendente è che nel Partito democratico, tutto sommato, la proposta riforma sta passando come un qualcosa di commestibile, salvo alcune marginali correzioni.

Ma che cosa prevede la riforma?

Si andrà a votare soltanto per la Camera (con parlamentari dimezzati!). La coalizione che dovesse raccogliere il 35% dei voti validi su base nazionale godrebbe del premio di maggioranza del 18% dei seggi. In caso contrario le prime due coalizioni più votate vanno al ballottaggio quindici giorni dopo.

Il voto si svolgerà in circa 120-40 circoscrizioni con soglia di sbarramento del 5% per i partiti in coalizione, dell’8% per i partiti non in coalizione, e del 12% per le coalizioni.

Sicché per le coalizioni è necessario che nel loro insieme raggiungano lo sbarramento del 12%. Non è, però, finita qui perché i singoli partiti della coalizione devono, ciascuno di essi, superare lo sbarramento del 5%.

I movimenti ed i partiti non in coalizione hanno difronte a sé il muro dello sbarramento dell’8%.

Le liste dei candidati saranno su base circoscrizionale. Saranno “corte” (di pochi candidati) e saranno bloccate, vale a dire senza preferenze.

riforma elettorale3Questo, in rapida sintesi, è Italicum: il mostro onnivoro che divorerà la nostra Carta, la nostra residua democrazia e la possibilità che anche le piccole e medie, ma povere, organizzazioni politiche possano concorrere al potere legislativo.

Tra l’altro c’è da chiedersi: ma è proprio vero, storicamente e sperimentalmente accertato, che costringendo i partiti a coalizzarsi si garantisca la governabilità? Lo spappolamento delle coalizioni che reggevano i governi di D’Alema, di Prodi e di Berlusconi frantumatesi, dopo il voto, in tantissimi gruppi parlamentari autonomi ed anche contrapposti alla coalizione d’origine dimostra che la via maestra da percorrere è quella che si ricava, se non esplicitamente, ma chiaramente, dall’impianto complessivo della Carta costituzionale del 1948: la democrazia è metodo e sostanza che costa una grande fatica, che richiede corale partecipazione e possibilità concreta per tutti di occupare un seggio in Parlamento sulla base puramente proporzionale dei consensi raccolti.

Qui, invece, si propone e si discute se dare ai cittadini-elettori il diritto di esprimere la preferenza. Il duo vuole le liste bloccate! Ma non vi pare che tutto ciò sia l’anticamera orribile di una democrazia sfigurata e gravemente asfissiata? Non è che inconsapevolmente, senza saperlo (mi auguro che non sia senza volerlo sapere) ci troviamo stretti fra le braccia di due gemelli politici, non dico frutto della provvidenza, ma quanto meno esito dell’improvvidenza di una sorte, (chiamiamola così per benevolenza verso gli italiani) che di tanto in tanto ci priva dell’acutezza della vista e del sentire per sprofondarci nel thauma di un denso buco nero angosciante?riforma elettorale5

Ma anche in questa difficile e non edificante situazione una nota finale di razionale ottimismo non guasta: gli italiani hanno forse capito che la loro recente storia mostra con chiarezza un tratto di linea spartiacque: è il tratto che passa per l’anno 1948. Indietro non si può e non si deve tornare; ci vuole consapevolezza, quella che la dialettica servo-padrone, parafrasando Hegel, fa del servo il soggetto attivo della storia.

Il servo ne ha piene le tasche di un potere legislativo fatto da nominati dal padrone.

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Ultimo aggiornamento Domenica 26 Gennaio 2014 01:13
 
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