=PIU' O MENO EUROPA?= Stampa
Scritto da Redazione   
Sabato 01 Marzo 2014 22:55

costituzione UeMa ci potrà essere unEuropa-Stato

senza una sua Costituzione?

 

di Mino Magrone

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Nel prossimo mese di maggio (dal 22 al 25 maggio), i cittadini europei dei 28 Stati componenti la UE dovranno votare per rinnovare il Parlamento di Strasburgo. Subito dopo il voto inizieranno i “lunghi giorni delle nomine”: sarà rinnovata la Commissione europea ed il suo presidente (oggi José Manuel Barroso); il presidente del Consiglio europeo (oggi Herman Rompuy); il rappresentante per la politica estera (oggi Catherine Ashton). Insomma, con il voto di maggio ed in conseguenza del voto europeo sia Strasburgo sia Bruxelles e l’intera Europa si troveranno ad un bivio dal quale sarà segnato il destino del “vecchio continente”: ci sarà “più Europa” o la strada imboccata dirà “meno Europa”?

Questa volta la previsione dell’esito del voto di maggio è meno difficile. Cresceranno certamente i consensi alle posizioni, di destra e di sinistra, contrarie all’Europa. Ma la partita è giocata all’interno dello spazio conteso dalle forze che non chiedono la fine dell’Europa. Alcune prospettano una maggiore integrazione (più Europa) altre, pur essendo per l’Europa, ne chiedono un ridimensionamento (meno Europa).

Non c’è dubbio che ad alimentare e moltiplicare le critiche verso la politica europea ha contribuito non poco la crisi che dal 2008 ad oggi sta mettendo a dura prova il gracile “sistema Europa” se non l’intero assetto mondiale.

L’Europa, però, nonostante la sua formidabile storia culturale, ha tuttavia un pensiero, un sapere ed una cultura politico-amministrativa che non si traducono e non fanno sistema. Il sistema-europa non c’è anche se all’origine le premesse erano molto incoraggianti. Ed anche se qualche tentativo di darle una Carta costituzionale è stato fatto nel recente passato.

Il Trattato di Roma, entrato in vigore nel 1958, è un buon inizio. Il suo preambolo è famoso per questa frase: il re dei Belgi, i presidenti tedesco, francese e italiano, la granduchessa del Lussemburgo e la regina dell’Olanda (vale a dire i sei paesi fondatori) si impegnano a porre le fondamenta di un’unione sempre più stretta fra i popoli europei.

Oggi l’Inghilterra è la nazione capo-fila degli Stati che chiedono un’unione “meno stretta” e meno invasiva. L’Inghilterra noneuropa è la sola. Sorprende la recentissima posizione critica dell’Olanda che pare dimenticare che tra i fondatori del 1958 appare anche il nome dell’allora sua regina. Tuttavia è la Gran Bretagna il nervo scoperto e dolorante dell’Europa. Gli inglesi, nonostante Churchill e il suo europeismo, non hanno mai avuto una buona considerazione dei così detti “padri dell’idea europea”. A Spinelli, Schuman, Adenauer, De Gasperi e Monnet hanno sempre anteposto la sovranità indiscutibile del loro parlamento che è, tra l’altro, visto come il generatore di tutti i parlamenti. La sovranità di Westminster è inviolabile. E’ questa loro (degli inglesi) “cultura” a mantenere in vita la sterlina e a dare non soltanto l’impressione ma quasi la reale visione di uno stretto, quello della Manica, che si allarga sempre di più come a protezione dell’insularità di quel popolo.

Ma queste sono semplici impressioni. L’impegno vero e decisivo sta nel tentativo di decifrazione della tendenza fondamentale del nostro tempo. Forse per cogliere il destino dell’Europa e quindi i segni premonitori dei tempi che viviamo è opportuno darsi un criterio di ragionamento: sfrondare il discorso dai fatti ed episodi non essenziali (dai così detti epifenomeni); fare uso cioè dell’epoché e concentrarsi su ciò che resta, sul residuo essenziale. Sarà, dopo, meno arduo vedere che la tendenza, nonostante le apparenze contrarie, è all’unione, all’aggregazione ordinata e sistemica, coordinata costituzionalmente, di vaste frazioni di popoli.

Se, come appare da alcuni fondamentali segni dei tempi, la tendenza è all’unione si oltrepassi il bivio sul quale sembra indugiare troppo a lungo l’Europa e si vada verso il compimento concreto del Trattato e unione “sempre più stretta fra i popoli europei”.

l43-stella-140210193550 mediumE’ nel contesto dell’auspicabile e necessaria Carta costituzionale europea che dovrà svolgersi la discussione ed il dibattito politico e di politica economica e sociale nella consapevolezza che il bivio è alle spalle e che ritornare sui propri passi, come alcuni intendono fare, è, oltre che anacronistico, velleitario esercizio privo di scienza.

E’ di questi giorni la notizia che un gruppo di astrofisici australiani ha scoperto la stella più antica dell’universo. Ha l’età di 14 miliardi di anni e dista da noi, dalla terra, 6.000 anni luce.

Che dire? Altro che fine della storia! Ritorno a piccole e rissose comunità? Per andare lassù, dalla nostra “stella nonna”, non sarà sufficiente lo Stato mondiale, l’unione mondiale dei popoli, ci vorrà l’unione universale. Una strada infinita!

Intanto pensiamo a dare forza e vigore al Trattato di Roma che è una cosa molto giovane nell’universo e ad imparare a guardare i vivi colori dello “spettro” di quella super-nova che è la imminente Carta costituzionale europea.

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Ultimo aggiornamento Domenica 02 Marzo 2014 00:03
 
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