=IL PATTO CHE TIENE IN PIEDI IL GOVERNO: BASTA CON LA COSTITUZIONE= Stampa
Scritto da Redazione   
Domenica 02 Marzo 2014 21:51

renzi segreteria pd italia cambia verso3 okL’“Europa targata Renzi”

di Nicola Magrone

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Io non so se l’Europa è cambiata dalla sera alla mattina perché altrettanto velocemente l’Italia si è dato (le hanno dato) un nuovo benché annunciatissimo presidente del Consiglio.

Non so nemmeno se slogan di questo tipo (che ho letto su di un quotidiano, subendone un torcicollo) si meritano o no una riflessione.

Certo è che questa storia di un signore che, al solo apparire da qualche parte, cambia tutto e tutti, “un’altra cosa”, un “altro paese”, “altro da noi”, “altra Italia”, “altra Europa”, “altro mondo” mi sembra la replica di annunci che la storia anche recente non ci ha risparmiati. Una visita ad una scuola cambia la scuola, un’altra ad un ospedale cambia l’ospedale, un’occhiatina ai capannoni ridotti ad archeologia industriale rianima i luoghi, riaccende le macchine, una parola dedicata al degrado ambientale dell’Italia toglie d’incanto il velo pietoso e complice che avvolge l’occupazione del Paese da parte di rapaci “utilizzatori finali” della devastazione di città e diluminarie santantonio 2011 modugno campagne.

Francamente, a me questa campagna di “annunci di altre cose” sembra insopportabile, ossessiva e petulante, sistematicamente “rinviante ad un ulteriore fugace appuntamento”, fra dieci giorni, fra quindici giorni, fra un mese…; tutto veloce, tutto chiaro in intenzioni più veloci delle azioni. Tutto chiaro, capito, studiato, confezionato “pronto per l’uso”.

Questo mio disagio può dipendere, certo, dalla mia breve esperienza di sindaco di una città non enorme ma non piccola, dove però anche solo l’idea emergenziale di evitare crolli di immobili barcollanti finisce con lo sbattere contro il muro invalicabile delle austere “esigenze di bilancio”.

Quello che, però, so è che uno dei mille annunci del nuovo governo nazionale sta nell’intenzione operosa di finire di fare a pezzi la nostra Carta Costituzionale. Qui, l’azione del “nuovo governo” sembra più veloce della stessa intenzione, avendo quest’ultima accompagnato sinistramente la storia dell’ultimo cinquantennio ed essendo essa più antica, molto più antica di questo governo: togliere di mezzo il Senato, dimezzare il numero dei deputati, più poteri al presidente del Consiglio, ancora di più a quello della Repubblica che, si sottolinea, è meglio far eleggere direttamente dal popolo, “pareggio di bilancio” in Costituzione e così via demolendo. E so anche che l’intero Titolo V della Carta fu stravolto dal centrosinistra che oggi, costituitosi nella forma di un multicefalo governo, vuole lui pure togliere di mezzo per metterci che cosa non so e forse non sanno nemmeno loro con precisione. Il tutto, con la sistematica precisazione e il “doveroso” commento: lo vuole il Paese, lo vuole l’Europa, insomma lo vogliono “gli altri”.

In realtà, a via di ripeterlo, il disegno riformatore nelle parole e restauratore nella realtà dell’assetto istituzionale è finito per diventare, nel racconto che se ne fa, un parossistico desiderio della popolazione italiana; un dato scontato quasi ci avessero interpellati.

A tutto questo, non vedo una seria opposizione o anche solo un’opinione critica in qualche modo organizzata. Non so se non la vedo io anche se essa c’è e può essere che innervi la ragione del disagio e del disorientamento diffuso. Non so; e tuttavia i concetti e le parole d’ordine che sento e vedo imporsi nel cosiddetto dibattito politico ormai ridottosi - su questi temi e non solo - ad un monologo televisivo, pubblicistico o convegnistico, mi sembrano prepotentemente inchiodati ad un concetto restauratore di nostalgie autoritarie (dicono che esso serve a rendere la democrazia efficiente ed efficace; la Costituzione sarebbe un freno allo sviluppo del Paese).

Con queste premesse e in questo contesto, figuriamoci che cosa potrà essere una Costituzione europea. Il meno che ci potrà capitare, se la fanno questi qua, è l’arroccamento del potere di decidere e di agire, anche e ancora di più in Europa, in casematte ridotte all’osso ma fortificate e inaccessibili.

Oso pensare che sia ora, ormai e abbondantemente, di attrezzare casematte alternative, piccole quanto si vuole ma fermamente costruite intorno a quella Carta che vanno mettendo in soffitta con aria rivoluzionaria e sostanza conservatrice di poteri e di privilegi se non apertamente autoritaria.

E che cosa saremmo, noi per esempio di Italia Giusta secondo la Costituzione, dopo oltre trent’anni di testimonianza e di azione: una sacca di resistenza destinata ad essere travolta o il luogo di ripartenza della speranza di una comunità internazionale, nazionale e locale intorno alla prospettiva del diritto realizzabile di tutti, individui e popoli, alla pari opportunità politica, culturale, sociale?

Nel nostro piccolo, faremo la nostra parte, la facciamo; è un impegno terribile e molto spesso in un ormai lungo momento storico nel quale le voci della società vengono sopraffatte da predicazioni “semplificatrici” della natura stessa della democrazia che, invece, quando è necessario, soccorre e non abbandona. Valgono ancora, servono ancora, speranze così? Credo di sì; anche se il rischio è quello di apparire e, in fondo, di essere noi i conservatori e loro i rivoluzionari con gli occhi all’indietro, molto all’indietro.

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Ultimo aggiornamento Mercoledì 02 Aprile 2014 21:10
 
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