ONORE AL BARCELLONA DI PEP GUARDIOLA Stampa
Scritto da Redazione   
Domenica 29 Maggio 2011 12:58
Insomma, il Calcio
 
di Michele Silvestri
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Dopo l’Olimpico italiano del 2009, il Wembley inglese del 28 maggio 2011: stessa avversaria domata (il Manchester United di Alex Ferguson) e un’altra Champions League finita nella bacheca del Barcellona - la quarta nella sua storia, la terza negli ultimi sei anni - di Pep Guardiola; si tratta di un ciclo che è già straordinario, si tratta di un calcio che è già storia.
Interpellato sul pronostico della vigilia, il nostrano Buffon aveva data come probabile la Coppa Campioni 2011 assegnata ai calci di rigore; razionalmente, il portiere della Nazionale italiana valutava l’equilibrio delle forze in gioco (gli inglesi arrivavano alla finale con soli 4 gol al passivo e tutti subiti in casa), le tensioni delle partite irripetibili e la voglia di rivincita dei ‘Red Devils’. Questo, in effetti, era il calcio prima del Barcellona di Guardiola.
Prima, per esempio, c’era il dogma del fisico applicato al calcio: vincevano la forza, i muscoli, il pressing. Se, oltre questi, un calciatore impersonava anche una tecnica sopra la media, allora eccolo lì il campione. Prendete il caso Ibrahimovic: additato da tutti gli esperti come il paradigma del fuoriclasse moderno, acquistato proprio dal Barcellona, rendeva da normale e da quasi mai decisivo; rispedito in Italia. La rivoluzione del calcio blaugrana poggia invece sui principi eretici della classe sotto il metro e ottanta (Iniesta, Xavi, Pedro, Villa, Messi), del possesso palla (impossibile trovare altra finale di Champions in cui il pallone resta fra i piedi di una delle due contendenti per oltre il 65% del tempo) e della migliore occupazione del rettangolo verde ai fini della costruzione del gioco. Insomma, il Calcio. Che nel 3-1 inflitto al Manchester United si è manifestato in tutto il suo splendore.
E poi nel Barcellona c’è Lionel Messi. L’eresia più bella professata nel calcio moderno: il Barcellona lo prese ragazzino quando, sofferente per una malformazione ossea che ne comprometteva lo sviluppo, in pochi credevano potesse soltanto correre dietro ad un pallone. Adesso, a 24 anni, è il migliore di tutti già un bel po’, vince ancora il massimo trofeo calcistico europeo essendone pure il capocannoniere con 12 reti e si candida, ancora giovanissimo, ad essere al fianco di Maradona e Pelè nella storia del calcio.
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[Messi - foto da Ole Ole.it] 
(…)
Messa in termini di estetica pura
Il numero dieci è arte nel pallone
Messo di genio che il bello cura
Ed insieme con la vittoria lo pone
 
Messe di applausi lui si merita
Ché dell’impossibile fa realtà
Messi oltre queste doti eredita
E del calcio fa soltanto beltà
Ultimo aggiornamento Giovedì 02 Giugno 2011 19:44
 
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