=ANCHE IL CALCIO SE LA VEDE CON LADRI E CON LADRONI= Stampa
Scritto da Redazione   
Lunedì 12 Settembre 2011 19:05

di Michele Silvestri


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Calcio e furti, il binomio che manda su tutte le furie i presidenti più vulcanici, soprattutto quando le involontarie vittime sportive sono le proprie squadre. Quei furti lì, tuttavia, sono iperboli retoriche, estremizzazioni verbali per denominare errori arbitrali ai danni dei loro calciatori e staff tecnici. La cronaca di questi giorni, invece, ha accostato al calcio il concetto del furto nella sua accezione più letterale, più quotidiana, più democratica, nel senso che di fronte a quell’atto la vittima non ha potuto godere di alcun trattamento elitario.

Giovedì scorso, alle 9.30, l’attaccante della Juventus Mirko Vucinic era fermo al semaforo dell’incrocio fra corso Unione Sovietica e via Plava a Torino, a bordo della sua Porsche Cayenne. Là, a pochi metri dalla stazione dei carabinieri, un ragazzo a bordo di uno scooter sbatteva volontariamente contro lo specchietto retrovisore della Porsche, costringendo l’attaccante montenegrino ad abbassare il finestrino; in quegli attimi sbucava il complice dello scooterista che strappava dal polso di Vucinic il suo Patek Philippe, orologio svizzero dal valore di 20 mila euro.

La settimana prima si giocava l’amichevole Cile-Spagna sul campo neutro di San Gallo, nella tranquilla Svizzera. Al rientro in albergo, alcuni calciatori sudamericani non hanno più ritrovato i loro computer portatili e altri oggetti di valore. Tutto il mondo è paese.

Insomma, luoghi comuni sfatati. Ma anche no. Qualche mese fa il talento Marek Hamsik era fermo nel traffico di Napoli, all’uscita della galleria che va da piazza Sannazaro al quartiere di Fuorigrotta. Uno scooter con a bordo due persone armate, col volto coperto dal casco integrale, affiancava l’auto del centrocampista slovacco del Napoli: finestrino sfondato e, armi alla mano, furto dell’orologio Rolex Daytona (valore 25 mila euro) più soldi in contanti, chiavi di casa e documenti. La tranquillizzante conferma di un altro luogo comune arrivava alcuni giorni dopo dalle parole dello stesso Hamsik sulle pagine del connazionale ‘Pravda’: “L’orologio m’aspetta alla stazione di polizia di Napoli. I tifosi sapevano come fare… Noi calciatori siamo delle divinità”.

Più angosciante la disavventura capitata al difensore francese Mexes nell’ultimo periodo della sua militanza nella Roma; mentre tornava a casa, due banditi, sotto la minaccia delle pistole, gli rubarono il suv Mercedes al bordo del quale viaggiava anche la figlia di 2 anni. Fortunatamente, accortisi della bambina, i delinquenti abbandonarono l’auto a poca distanza dal furto.

Infine il furto da romanzo (a luci rosse). Agosto 2009, si giocava la Confederations Cup in Sud Africa. L’Egitto aveva appena battuto l’Italia campione del mondo in carica; per festeggiare la prestigiosa vittoria, i calciatori egiziani ingaggiarono un gruppo di prostitute: a festeggiamenti avvenuti, gli atleti africani si risvegliarono nelle loro stanze d’albergo completamente ripulite dalle loro compagne per una notte. Stessa sorte toccata ai calciatori messicani in un albergo di Quito, prima di un’amichevole in occasione della recente Coppa America.

Quali i più beffardi, i furti sul rettangolo verde o quelli sul materasso?

 
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