=BUONI E CATTIVI NELLO SPORT DEGLI IPOCRITI= Stampa
Scritto da Redazione   
Domenica 13 Maggio 2012 19:32

IPOCRISIA

La filastrocca dell'inganno:

è dal ’76 che stiamo qua / Lottando con onore e fedeltà / E con mentalità / Amando la città / Perché del Bari noi siamo gli ultrà

 

di Michele Silvestri

_________________

 

Ipocrisia: capacità di simulare sentimenti e intenzioni lodevoli e moralmente buone, allo scopo di ingannare qualcuno per ottenerne la simpatia o i favori” (Il nuovo Zingarelli, Zanichelli editore).

La causa principale di questo nostro periodo di disorientamento e confusione forse è proprio l’ipocrisia: l’impalcatura dei valori delle persone nasce con le favole, per poi crescere e maturare in riferimento alle storie (più o meno agiografiche) passate delle persone famose che furono, e consolidarsi in riferimento agli esempi delle persone che sono e vivono il loro ruolo di riferimenti della società in ipocrita consapevolezza. Nella società civile italiana è buono chi fa il buono ed è cattivo chi il cattivo fa?

Prendete gli ultrà. Sì, coloro che manifestano “con fanatismo l’appartenenza a gruppi, clan, associazioni specialmente sportive”, per restare alle definizioni dello Zingarelli. Gli ultrà del Genoa, in occasione della gara casalinga della loro squadra del cuore contro il Siena, decidevano di interrompere la partita, a secondo tempo appena iniziato e con il Genoa perdente per 0-4, invadendo la tribuna centrale dello stadio e lanciando fumogeni e petardi. Cattivi? I papà che lasciavano in fretta lo stadio ‘Marassi’ assieme ai loro figli spaventati non avevano capito l’intenzione (così buona da potersi definire addirittura nobile) di quel manipolo di uomini a cavalcioni sulle barriere della tribuna: essi chiedevano ai calciatori rossoblu di spogliarsi completamente perché non erano degni di indossare i colori del glorioso club del Genoa. Dopo una stagione deludente, a rischio retrocessione e sotto di quattro gol in uno scontro diretto fondamentale, le maglie ed i pantaloncini del Genoa Cricket and Football Club avrebbero trovato collocazione più dignitosa nelle mani degne dei suoi ultrà. La polizia accorsa sul rettangolo verde assisteva all’invasione prima, all’interruzione poi e allo spogliarello progressivo ancora dopo, da spettatrice consigliera (nei confronti dei calciatori di non obbedire alle minacce degli ultrà): non avendo agito concretamente, la domanda “buona o cattiva?” non è da porsi.

I tre capi ultrà del Bari sono stati arrestati in seguito agli sviluppi dell’inchiesta sulle scommesse nel mondo del calcio: avrebbero minacciato verbalmente e fisicamente alcuni calciatori del Bari affinché i biancorossi, a retrocessione quasi matematica, perdessero le ultime partite dello scorso campionato di serie A così da far guadagnare chi avrebbe scommesso (proprio loro tre) sulla sconfitta del Bari. Non solo. L’arresto si è reso necessario - stando alle dichiarazioni del procuratore Laudati - perché i tre stavano organizzando una “spedizione punitiva” a Bologna per ‘invitare’ Gillet al silenzio (con la sua testimonianza, il belga ha contribuito alla ricostruzione dei fatti da parte degli inquirenti); Gillet, attuale portiere del Bologna ed ex capitano della Bari, la squadra del cuore dei tre arrestati. Cattivi? Soltanto pochi mesi fa, i tre capi ultrà erano promotori di un’assemblea pubblica con l’obiettivo di far allontanare i Matarrese dalla guida della Bari e di sensibilizzare altri imprenditori affinché rilevassero l’A.S. Bari - in evidente difficoltà nel pagamento degli stipendi ai suoi tesserati - potendo essi contare sul contributo concreto di una buona parte della tifoseria barese sotto forma di azionariato popolare. Perché “è dal ’76 che stiamo qua / Lottando con onore e fedeltà / E con mentalità / Amando la città / Perché del Bari noi siamo gli ultrà” come i tre solevano dirigere dalla curva nord del ‘San Nicola’ (e non solo).

Anche fuori dal mondo del calcio siamo confusi e disorientati. La società civile italiana tutta, Franco Battiato compreso, è alla ricerca di “un centro di gravità permanente che non” le “faccia mai cambiare idea sulle cose e sulla gente”. E che questo non sia un inno alla stupida rigidità intellettiva, ma un urgente bisogno di cancellazione dell’ipocrisia dalla normalità comportamentale: i buoni facciano i buoni, i cattivi facciano i cattivi; con la sempre presente speranza che un giorno i cattivi diventino buoni.

Ultimo aggiornamento Domenica 13 Maggio 2012 19:44
 
Condividi