=QUEL CHE RESTA DELLE NOSTRE LAME. E DI NOI= Stampa
Scritto da Redazione   
Mercoledì 01 Febbraio 2012 12:49

 lama

 

Nessuno le cura

ma c'è ancora tempo e modo per salvarle

 

 

di Francesca Di Ciaula
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foto Covella/Sudcritica

 

I territori che abitiamo sono a noi presenti come aree più o meno vaste e in queste si trovano i nostri paesi e le vie di comunicazione che conosciamo. Ce lo rappresentiamo così il territorio, solcato da grandi e piccole arterie che collegano luoghi diversi, per lo più insediamenti e corpi urbani.

Questa nostra immediata rappresentazione serve alla mente per operare relazioni, in definitiva conoscere. Se le rappresentazioni mentali sono strumento di conoscenza, è anche vero che esse ci forniscono indizi sul nostro modo di percepire la realtà e di viverla. Semplifichiamo in questo modo una complessità di relazioni, un insieme vasto così incredibilmente interconnesso al suo interno, che è l'ambiente. Eppure oggi come non mai, questa conoscenza soprattutto nelle zone urbanizzate è cosa frammentaria, zona accidentata fatta di vuoti e interruzioni. Conosciamo i luoghi che pur viviamo sotto tanti aspetti destinati a restare isolati nei nostri campi di esperienza, il più delle volte ricorrendo a contrapposizioni quali campagna/città, centro/periferia.
 

L'approccio al territorio come complessità ecosistemica è importante non solo al fine di   preservare il paesaggio da tutte le minacce ben note (inquinamento, cementificazione, dissesto idrogeologico, estinzione di specie animali e vegetali …), ma può essere di grande aiuto nel rafforzare le connessioni tra gli aspetti naturali e quelli antropici, la cultura, soprattutto l'economia di un luogo. Attività come l'artigianato, la promozione turistica, finanche l'edilizia nei nostri paesi, potrebbero essere allora concepite e realizzate non come attività guidate da logiche proprie (in genere quelle del profitto e dello sviluppo incontrollato) ciecamente sconnesse dalle altre forme di economia e impresa, ma come attività interconnesse in un sistema multifunzionale.
Viviamo invece i nostri paesi e territori con discontinuità di esperienze e immaginazione. Pensando ai nostri paesi e città, utilizziamo coordinate mentali quali quelli dello sviluppo/innovazione - che va sotto il nome consunto di riqualificazione ambientale -  accanto a quella altrettanto abusata di identità, necessità avvertita della conservazione delle tracce della propria storia. Si tratta di tutto ciò che ci occorre a volte a ritrovarci tutti insieme, come se ci guardassimo in un sol colpo allo specchio e rassicurati ci riconoscessimo gli stessi di ieri. Salvo poi a rimanere perplessi - noi all'ombra di cantieri edili, capannoni industriali, modernissime, sempre nuove costruzioni da edilizia residenziale - davanti a recuperati brandelli di memoria, eppur sempre buoni  per preconfezionare pacchetti di feste e sagre.
Queste disconnessioni sono matrice di incertezze, difficoltà a leggere e vivere il territorio. Eppure l'immagine o l'idea di un luogo non è cosa da recuperare dal passato e neppure da cercare in avveniristici cambiamenti. Il territorio è mappa e rappresentazione mentale e questa è la sua stessa essenza e realtà. Ecco, è questo che in un paese o città si dovrebbe veder crescere: legami tra aspetti che invece consideriamo dicotomici, la città e la campagna, l'economia e la cultura, l'arte e il consumo quotidiano, il centro e la periferia, il passato e il presente.
 

Allora tracce quali le antiche vie di comunicazione - i fiumi, le nostre Lame, i tratturi, le vecchie strade di commerci e scambi - potrebbero essere direttrici della conoscenza e scoperta di legami tra i luoghi e le diverse forme di vita presenti. Promuovere opportunità per fruire del territorio, il più delle volte alienato a chi lo abita, significa creare occasioni per potersene impossessare dal punto di vista conoscitivo, facendone esperienza e non per ultimo riconciliarsi con i luoghi di appartenenza, in definitiva con se stessi. Allo stesso tempo individuare percorsi per il tempo libero, lo sport, attività divulgative dei sistemi di scorrimento delle acque, la flora e la fauna, le attività umane passate e presenti, potrebbero dar luogo a reali opportunità economiche.lama_2 
Si tratta di uno sforzo di riconcettualizzazione non solo individuale, bensì di gruppi di individui, un progetto che è politico e che passa pertanto necessariamente per i modi e le scelte di amministrare un territorio. Se solamente gli amministratori locali, a cominciare da coloro che si occupano di ambiente e urbanistica, possedessero queste ferme convinzioni, già saremmo sulla buona strada. Essere davvero convinti del fatto che qualsiasi intervento sul territorio produce conseguenze sui fattori naturali e umani in esso rilevabili modificandoli, analizzarne i possibili inevitabili cambiamenti spesso irreparabili, è condizione irrinunciabile in ogni decisione da intraprendere, ogni atto dell'amministrare un territorio. Interrogarsi ad esempio sulle relazioni che intercorrono all'interno dello stesso sistema città tra il centro storico e nuove e moderne palazzine di periferia, dovrebbe essere condizione preliminare all'avvio di nuove opere in cemento, un piano davvero organico, non fatto a pezzetti come nel recente DPRU (Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana) che il Comune di Modugno ha sottoposto alla Regione Puglia in attesa di finanziamento.
 

 

Un piano di riqualificazione del territorio è piuttosto occasione per riconsiderare il paesaggio rurale e il patrimonio naturale in rete con l'assetto urbano. In quest'ottica i corridoi naturali delle Lame che attraversano il territorio del nostro paese e territori sovracomunali, potrebbero avere una funzione di rilievo nella direzione di raccordo tra spazi urbani e interurbani, periferie e bretelle stradali. È necessario ripristinare il ruolo e la funzione essenziale paesaggistica che le Lame posseggono e al tempo stesso recuperare i peculiari aspetti storici e culturali. Anche da questo parte la “riqualificazione urbana”.
Il bisogno di protezione che le nostre Lame mostrano in tutta la loro urgenza con lo scempio che le devasta di sversamenti abusivi e costruzioni in cemento, veri ostacoli al cammino dell'acqua, riguarda le importanti funzioni idrogeologiche, riguarda la tutela della biodiversità (le specie arboree e faunistiche in via di estinzione) con le conseguenti ricadute sulle zone urbane limitrofe. L'abbandono, l'incuria, l'indifferenza di cui le Lame soffrono, non sono disconnesse dalle condizioni igienico-sanitarie dei nostri paesi, Modugno incluso.
 

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Fare delle Lame strade protette, avrebbe invece un portato essenziale di salvaguardia delle loro funzioni biogeografiche ed allo stesso tempo di sostegno alla crescita di spazi verdi del nostro paese. Le situazioni di degrado potrebbero essere contrastate attraverso la fruizione diretta del territorio se le Lame fossero conosciute, attraversate dai cittadini stessi coinvolti quali soggetti attivi, nella cura e attenzione ai luoghi che viviamo. Percorsi ricreativi, naturalistici e culturali, a piedi o in bici, guidati e monitorati da esperti, studenti e cittadini, sarebbero vere opportunità di conoscenza partecipata, quindi di educazione alla salvaguardia del territorio.

E poi ci sarebbe il grande valore di laboratorio che questi luoghi avrebbero per lo studio e la ricerca nelle nostre scuole. Qui l'esperienza e la percezione diretta sarebbero il valore aggiunto da considerare, allo scopo di restituire alle Lame la loro funzione essenziale nella tutela del patrimonio naturalistico e culturale dei luoghi che abitiamo.

Ultimo aggiornamento Giovedì 02 Febbraio 2012 18:37
 
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