=LO SVILUPPO INSOSTENIBILE DI MODUGNO= Stampa
Scritto da Redazione   
Venerdì 03 Febbraio 2012 13:57

Conversazione di Nicola Catucci con Elda Perlino

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A Modugno, da qualche anno a questa parte e, precisamente dal triennio ‘99/’01 (l’inizio del saccheggio), il tema “ambiente” è uno di quelli più affrontati, discussi, battagliati e chi più ne ha, più ne metta!

Nonostante, nel nostro “paese/città”, vi sia la presenza costante di una pluralità di santoni che da anni ci ripetono dall’alto del loro sapere ciò che già da secoli sappiamo, e cioè che: i “fumi” e le “puzze” fanno male all’organismo; nonostante vi siano fieri paladini unitisi, ultimamente, a figure politiche da sempre attente all’ambiente…gli stessi, cioè, che hanno fatto sì che Modugno fosse circondata da quei fumi e da quelle puzze che fanno male, e che fosse affogata dalle tonnellate di cemento e fosse deturpata nella “propria terra”; nonostante l’avvicendarsi di assessori che l’intera Europa ci invidia per aver portato, ad esempio, la raccolta differenziata, al grandioso risultato del 14 %; insomma, nonostante tutto questo gran parlare, di linee programmatiche per uno sviluppo sostenibile, in città, ancora non ne vediamo una.

Per alimentare, allora, la discussione sul tema ambientale ho contattato Elda Perlino, già fondatrice dell’associazione Sviluppo Sostenibile di Bari e ricercatrice del CNR.

Cara Elda, come sai benissimo, a Modugno, in questi anni, tra insediamenti di centrali termoelettriche e innalzamento di palazzi e tentativi, ancora in atto, di accendere l’inceneritore, abbiamo completamente perso di vista, il cosa vuol dire sviluppo  sostenibile. Puoi ricordarlo ai nostri attuali amministratori?

Il concetto di sviluppo sostenibile fu enunciato per la prima volta a Stoccolma nel 1972 durante la “Prima Conferenza Mondiale sull’Ambiente Umano” in cui venne stabilito il principio secondo il quale lo sviluppo economico e protezione dell’ambiente non devono essere di ostacolo.

In seguito, nel 1992, da parte dell’Associazione “Amici della terra” è stata avviata una campagna di sensibilizzazione dal tema “Europa sostenibile”: durante tale percorso avvenne il salto culturale, da una filosofia basata sulla promessa di progresso illimitato, si passò alla Filosofia di SOSTENIBILITA’ BIOLOGICA. Rendere, cioè, lo sviluppo economico, compatibile con la capacità di carico degli ecosistemi del pianeta ed armonico con gli obiettivi di una società democratica, giusta equa e solidale ]STABILITA’ dello SVILUPPO (AGENDA XXI (97)].

Oggi, possiamo, quindi, dichiarare che lo SVILUPPO è SOSTENIBILE se l’attuale generazione soddisfa i propri bisogni, senza compromettere la possibilità, per le future generazioni, di soddisfare i propri.

Da cosa, secondo te, le amministrazioni locali dovrebbero partire per mantenere detti principi?

L’obiettivo per le amministrazioni locali deve essere quello di  migliorare la qualità della vita mantenendosi nei limiti della capacità di carico degli ecosistemi terrestri e adottare una pianificazione sistemica come strumento per la razionalizzazione dello sviluppo.

Per una nuova politica che realmente vuole coniugare le ragioni della tutela ambientale con quelle dello “sviluppo economico”, che è poi il vero modo di intendere lo sviluppo sostenibile, è necessario porre alla base di ogni decisione, valutazione ed informazione una base tecnico-scientifica correttamente intesa.

L’approccio ai problemi ambientali deve essere assolutamente pluridisciplinare in quanto riguarda tutti noi, perché ha come sbocco pratico l’indicazione di norme per una corretta politica ambientale.

È necessario un ampio coinvolgimento, dalle Istituzioni a livello nazionale ed internazionale, fino ai semplici cittadini.

Al fine di rendere tutte le persone più consapevoli del loro operare bisogna aumentare la conoscenza di tutti poiché solo la conoscenza è in grado di aumentare la consapevolezza e, di rimando, aumentare la responsabilità.

La crisi può costituire un freno per lo sviluppo  sostenibile?

La crisi è globale: economica ma anche, se non soprattutto, culturale e valoriale.

Ciò nonostante, a mio parere, la crisi rappresenta un’occasione per migliorare la consapevolezza sociale alle ragioni dello sviluppo sostenibile.

Della crisi possiamo cogliere l’occasione per  reagire, attraverso  una riconversione culturale che deve investire le forme del produrre e  del consumare, puntando sulle energie alternative e sulla produzione di beni immateriali, della cultura della comunicazione  che possono consentirci di coniugare ricchezza economica e ricchezza sociale, ricchezza delle qualità piuttosto che delle quantità, incrementi di sviluppo  e diffusione del benessere sociale.

La  crisi ha indotto una potente riflessione sulla necessità strategica di un progetto ambizioso e straordinario di promozione della qualità ambientale, a partire dalle bonifiche fino alla gestione delle risorse pubbliche (beni comuni) disinquinamento dei corsi d’acqua, dalla protezione delle coste e delle falde fino alla raccolta differenziata spinta dei rifiuti urbani.

A Modugno, vuoi per le note ahinoi incapacità amministrative, vuoi per l’interesse che c’è nel campo dell’energia e dei rifiuti a non far crescere tale cultura, non è stato attuato ancora un progetto che risponde all’idea di uno sviluppo sostenibile. Quali percorsi le  amministrazioni locali potrebbero attivare per attingere a dei finanziamenti al fine di garantire ai cittadini  un futuro sostenibile?

Per sfruttare al meglio le numerose opportunità economiche messe a disposizione dall’Europa per esempio, è necessario, a mio parere, portare avanti per il futuro un progetto di governance locale che dia risposte ai cittadini in termini di progetti, risorse, risultati, attraverso proposte programmatiche che vedano la società locale, con i propri bisogni e le proprie  necessità, al centro dell’attenzione nella determinazione delle strategie.

Tutti gli obiettivi e i progetti necessari allo sviluppo sostenibile delle comunità locali non potranno realizzarsi senza l’apporto fondamentale della partecipazione dei cittadini.

Favorire la partecipazione significa rendere più trasparente l’attività dell’ente e consentire ai cittadini, alle imprese, alle categorie professionali, alle associazioni, alle altre istituzioni locali, di essere sempre di più parte del processo decisionale e di influire sulle scelte.

L’azione politica dell’amministrazione locale dovrà essere fortemente orientata alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo, dove la conoscenza rappresenta il capitale sociale per  lo sviluppo sostenibile del territorio.

In questa ottica saranno definite  strategie e attività orientate al potenziamento e all’integrazione dell’offerta di ricerca, sviluppo, innovazione e trasferimento tecnologico finalizzate alla crescita del sistema produttivo regionale.

Molte scelte strategiche saranno attivate mettendo in atto azioni incentrate su percorsi di apprendimento continuo, ovvero basati sul coinvolgimento attivo della cittadinanza.

Un esempio di interventi rivolti alla valorizzazione delle intelligenze e potenzialità delle giovani generazioni considerati una  vera risorsa del cambiamento prevede l’ istituzionalizzazione di una  “Consulta scientifica”, che costituirebbe un’interfaccia tra amministrazione e cittadinanza “esperta”, per stimolare il coinvolgimento della comunità scientifica nelle scelte di indirizzo, di attuazione e di governo delle iniziative in armonia con le scelte di partecipazione attuate dal governo in contrasto con quanto spesso accade oggi, dove la comunità scientifica locale è spesso informata sulle opportunità e decisioni che la riguardano solo a valle di scelte e iniziative non condivise e partecipate.

La “Consulta Scientifica” con la necessaria autorevolezza e il necessario sostegno di conoscenze tecnico-scientifiche e l’applicazione di un metodo scientifico di studio, riflessione, elaborazione e proposta, contribuirà all’elaborazione di strategie e politiche attive per uno sviluppo sostenibile del territorio fondato sulla conoscenza  e la formazione.

L’idea è quella di immaginare un gruppo di lavoro stabile che si strutturi come una rete scientifica di supporto e sostegno delle scelte e delle strategie  politiche  in sinergia con gli altri organismi previsti dalle amministrazioni, che hanno il compito di migliorare le condizioni di contesto del territorio, rafforzando i singoli attori quali imprese e strutture di ricerca, in termini di crescita dimensionale, innovazione, internazionalizzazione, promuovendo, infine, la collaborazione tra gli attori (Università Enti Pubblici di Ricerca, imprese).

Le istituzioni possono dotarsi di criteri obiettivi e trasparenti per la selezione degli esperti che si rendano disponibili basandosi sulla valutazione di: area disciplinare di competenza; presentazione curriculare delle competenze; condivisione dal basso dell’intera comunità scientifica.

A valle delle selezioni si costituiranno reti di competenze e di riferimento a cui rivolgersi e attingere in base alla specificità delle esigenze che di volta in volta di presenteranno.

Solo in questo modo le scelte politiche non saranno una decisione “di vertice” calate dall’alto, ma al contrario il risultato di opzioni partecipate, di esperienze e suggerimenti nati dal coinvolgimento dei protagonisti.

A Modugno, di tutto ciò, nonostante i santoni ed i paladini e le scelte coraggiose di Sindaci “sordo-muti”, ancora non si è fatto nulla. Ancora, in tema di sviluppo sostenibile non si è fatto un passo in avanti, anzi, rispetto all’innalzamento dell’incidenza dei tumori sulla popolazione modugnese, ne abbiamo fatti diecimila indietro!

Quanto altro tempo, nella nostra città, si perderà, prima di vedere realizzato un minimo di quanto fin qui descritto?

E’ il caso di dire: ai posteri l’ardua sentenza.

 
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