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=Rivisitazioni. ELEONORA FONSECA PIMENTEL il faut cultiver notre jardin PDF Stampa E-mail
Scritto da Redazione   
Martedì 06 Marzo 2012 13:50

eleonora

 

 

 

Forse un giorno gioverà ricordare tutto questo

 

 

di Tony Tundo

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"Forsan et haec olim meminisse juvabit" (Forse un giorno gioverà ricordare tutto questo). Eleonora Fonseca Pimentel, intellettuale e patriota, tragica protagonista della Repubblica napoletana del ‘99, prima di salire sul patibolo, pronunciò questo famoso verso di Virgilio. Poi il suo corpo fu esposto al ludibrio del  popolo canaglia, in seguito misteriosamente scomparve quando la chiesa, Santa Maria di Costantinopoli, che lo custodiva insieme a quelli dei compagni uniti dallo stesso destino fu demolita.

La storia di Eleonora è nel romanzo Il resto di niente di Enzo Striano, ed. Loffredo-Napoli,1986.

Càpitano delle esperienze di lettura che ti catturano sicché vorresti condividere l’esperienza, discuterne; a chi ama essere sedotto dalla scrittura sono rivolte queste righe. Si tratta di un capolavoro assoluto che la critica ha colpevolmente trascurato. Così le ragioni di un invito alla lettura o alla rilettura di questo classico sono di almeno due ordini di motivi. Il primo è che ogni classico, alla rilettura, si scopre inedito, nuovo e inaspettato perché sono mutate le prospettive storiche; il secondo - credo il più importante -  è che, si  parva licet  componere magnis, l’opera di Striano va annoverata tra i romanzi storici del Novecento accanto ai più grandi, ai russi, ai tedeschi, ai francesi e, naturalmente non ultimo, all’esponente per eccellenza del romanzo storico, Alessandro Manzoni. Striano è forse l’epigono perché la stagione del romanzo d’autore  in Italia si è spenta con Italo Calvino, a parer mio.  Invece si è voluto farne un autore di nicchia che ha scritto un’opera di nicchia,  un modo francamente ipocrita di marginalizzare un autore per ragioni mercantili e politiche. Striano seppe “monetizzare” l’esclusione quasi fosse una zona franca che gli garantisse quella libertà di dissenso che gli permise nel ‘56 di lasciare il quotidiano L’Unità e il P.C.I. per i fatti d’Ungheria; e non è poco.

Si diceva, si tratta di un romanzo storico se proprio si deve orientare il giudizio senza riuscire a prescindere da categorie e correnti (Leopardi fu forse un ortodosso romantico?). Sì, è romanzo storico e molto altro: è romanzo di formazione, c’è il bozzettismo naturalistico, c’è l’influenza dello Sturm und Drang, c’è il monologo interiore, ovunque nello scorrere delle pagine ci si imbatte in quell’insoddisfatta tensione verso la libertà che va chiamata come i tedeschi la chiamano Sehnsucht: le ragioni della semantica…E c’è uno straordinario plurilinguismo di matrice dantesca, una capacità mimetica della lingua assolutamente affascinante e scevra da compiacimenti oleografici capace di disvelare - quasi con la tecnica pittorica di un affresco - la realtà storico-sociale di un’epoca di disordine storico, quella Babele che era Napoli nel ‘700: lo spagnolo dei Borboni, il tedesco di Maria Carolina, il portoghese di Eleonora, il francese dei philosophes imbastardito dagli intellettuali napoletani filofrancesi, poi l’inglese quando era Nelson, erano gli inglesi i nuovi padroni, infine il dialetto napoletano, un’altra lingua. Plurilinguismo dunque e pluridiscorsivismo perché le vicende umane, intellettuali e politiche di  Eleonora si intessono con la realtà dei popolo dei bassi; i punti di vista si intersecano perché la tragedia della rivoluzione giacobina napoletana possa avere pieno risalto e Striano è abilissimo a dar voce al popolo attraverso il colore e, direi, l’anima del dialetto.  Il resto di niente è insieme vicenda umana  e storica di una pasionaria e vicenda di una pagina di storia nostra nazionale, soprattutto meridionale e pugliese perché non vanno dimenticate le efferatezze dei saccheggi dei sanfedisti a Gravina, ad Altamura; storia esemplare di un fallimento annunciato. Se si volessero distinguere l’una dall’altra si farebbe torto all’una e all’altra, e a un autore capace di una narrazione intensa, vivida, dolorosa e assolutamente organica. Sono due piani narrativi che si interfacciano, quello della storia e quello della biografia romanzata, lo dice in una nota lo stesso autore: il mio è un romanzo storico, tutti i romanzi sono storici e tutti sono sperimentali. L’opera non aggiunge un nuovo tassello, né dà una diversa chiave interpretativa delle ragioni del fallimento dell’unica rivoluzione che avrebbe potuto dare un altro destino al Meridione e forse all’Italia (i tempi erano certo più maturi di quelli dei Ciompi e di Masaniello) alla ricostruzione storica di Vincenzo Cuoco; al contrario si ha l’impressione che gli occhi di Eleonora vedano attraverso quelli di Cuoco e poi Striano veda attraverso quelli di lei. Lo stesso titolo Il resto di niente dà la misura della consapevolezza della vanità di ogni sforzo eroico che attraversa l’esperienza di Lenòr (il nome portoghese con cui la chiamavano in casa) ancora adolescente, promettente poetessa: Che cosa resterà di tanto tribolare, di me? Nulla di nulla. Nada de nada, il resto di niente! Lei sapeva che era proprio vero quello che diceva Cuoco: A Napoli la rivoluzione pochi la capiscono, pochissimi l’approvano, quasi nessuno la desidera. E se nessuno la desiderava, diventava incomprensibile, Mito, Moda. Può una rivoluzione voluta da principesse e intellettuali piacere al popolo, la cui parte superiore ha venduto le sue opinioni a uno straniero? Le rivoluzioni non si esportano! Perché la lezione della storia è rimasta sempre inascoltata? Se ne ricorderà tante volte Eleonora nel farsi dell’epilogo tragico, quando dalle pagine del Monitore napoletano lancerà accorati appelli al popolo, l’ultimo del 9 marzo del ’99. Se ne vendevano pochissime copie, del primo numero solo 37: per chi scriviamo, se chi è interessato non sa leggere? Quanta nostalgia delle lunghe conversazioni - sulla linea tracciata da Filangieri e Genovesi - con i “moderati inutili” Cirillo, Sanges, Pagano, Caracciolo, Jeròcades (uno dei giuda che tradirono, poi, la causa) e, per l’appunto, quel giovane molisano, intelligentissimo, pelle olivagna, Vincenzo Cuoco, che  sapeva con certezza che si sarebbe trattato di una rivoluzione passiva. Lui affermava che i processi di cambiamento nascono dall’interazione di molteplici fattori, interessi, passioni condivise, essi rivestono un peso maggiore dell’astratta ragione. Il segreto delle rivoluzioni riuscite è conoscere ciò che il popolo vuole, e farlo. Una rivoluzione indotta e favorita dal successo di un’altra rivoluzione, dall’intervento di un esercito straniero fallirà, perché la rivoluzione deve scaturire dall’autonoma crescita di un movimento indigeno. Il “voto di tutti” guardava a obiettivi di buon governo e all’eversione della feudalità, invece i patrioti napoletani sul modello francese introdussero dapprima l’abolizione de’ culti, la libertà delle opinioni, l’esenzione de’ pregiudizi. Niente di tutto questo allora poteva sollecitare il popolo che non era posto nelle condizioni di teorizzare, né si sarebbe mai mosso per raziocinio, per bisogno piuttosto. A Eleonora non sfuggivano le condizioni del popolo, ne aveva conoscenza diretta, penso alle figure di secondo piano nel romanzo - ma ogni sfumatura è utile ai chiaroscuri del ritratto di Striano - a quella tragica, e tenera nella sua ignoranza, della servetta Graziella convinta che prostituirsi fosse non solo il destino ma la fortuna stessa e che, malata di sifilide, tornò da lei, sola, già vecchia e sdentata a trent’anni. Da citoyenne della Repubblica e cospiratrice Eleonora ebbe solo due “contatti col popolo”. Le bastarono, e ne ebbe paura, paura di vedere vacillare la fermezza della sua idea di libertà. Con Lauberg e De Deo era andata a incontrare i lazzari, chiedevano loro  di ascoltarli “Simmo napolitani pure noi, simmo fratelli, lavoriamo per darvi la libertà”. E questa fu la risposta: “La libertà…Guagliu’. Lo cavaliere ‘nce vo’ da’ la libertà. Cavalie’, tu vuoi da’ la libertà a me? Tu si’ cchiù libero de me? Cavalie’, mo, te ‘mparo ‘na cosa: Napoli sai de chi è? Primma de San Gennaro, poi de lo rre, e poi è d’’a mia”.

Tu vuoi dare a me la libertà. Perché, credi di essere più libero di me? Già!

Lenòr il popolo lo conosceva dall’adolescenza per sensibilità e curiosità intellettuale e umana, amava impadronirsi di tutti i segnali, le persone, le abitudini che scandivano i ritmi della vita quotidiana, aveva tante volte passeggiato fino ai vicoli della città vecchia con l’amico fraterno Vincenzo Sanges. Aveva scoperto un’infinità di inverosimili mestieri: il latrinaro passava a pomeriggio inoltrato e al grido di ‘O Latrinàaaarooo i garzoni uscivano dai palazzi e confluivano verso la navazza stercoraria a svuotare pitali strabordanti, che emanavano un fetore ammorbante; seppe chi fossero le capère, solitamente donnone dalla chioma corvina che nelle vie attendevano, armate di bottigliette d’olio e fitte spazzole, clienti infestate dai pidocchi. Poi i saponari e verso il mare di ostricari ne contava a decine, infaticabili. La città era cadente, slarghi lutulenti, ovunque sudiciume, paglia lercia, stracci sporchi di sangue, carogne. Un terribile tanfo esalava dal terreno, dai buchi delle case, capanne sgretolate. A questo popolo si voleva dare la libertà di pensiero e non il lavoro, non il pane, non l’affrancamento dall’ignoranza! Almeno col Tanucci i nobili avevano denaro e avevano bisogno del lavoro del popolo, lui aveva fatto pagare le tasse al Clero, da quando c’erano i francesi non si capiva più niente. Lenòr, acuta e mite, aveva visto con molta chiarezza che lo iato profondo fra i due mondi era come saldato da un’attitudine comune alla volgarità, che albergava anche nell’animo di nobili e borghesi. Non solo l’aveva ben colta ma ne era stata schiacciata. Aveva accettato un marito, come era costume ai tempi, che le garantisse un titolo e benessere economico; la sua dolcezza le suggeriva, a dispetto delle prime avvisaglie della brutalità dei suoi modi, che col tempo avrebbe anche imparato ad amarlo quell’uomo. Non occorse molto tempo, bastò la prima notte di nozze: col lenzuolo macchiato di sangue brandito con orgoglio da un marito meschino e infame alla finestra, segno della illibatezza della sposa, usciva di scena Lenòr. Ora doveva essere Donna Eleonora Tria. La sventurata accettò anche questa umiliazione,  consuetudine oltraggiosa che ignorava. Ma il dramma continuò inesorabile, l’illusoria felicità di aver messo al mondo una sua creatura finirà dopo appena otto mesi: il piccolo sarà portato via dalla “grippe”, febbre catarrale, un’epidemia che stava falcidiando mezza Napoli, contagiato da quel padre che portava a casa tutte le sozzure dei bordelli. L’episodio, tragico in sé, è fondamentale perché porta Lenòr a lasciare l’uomo, che - pur ridotto sul lastrico da una vita di vizi - dovrà corrisponderle un sostegno economico. Era libera, ma sola:  un’altra vittoriosa sconfitta.

La chiave di lettura del romanzo di Striano è - credo -  nell’analogia fra questa vita di donna e la storia che si muove intorno a lei: trionfo e sconfitta - ossimoro fatale - coniugati insieme quasi che nessun trionfo raggiunto escluda la sconfitta subìta, anzi la sconfitta deve essere il prezzo da pagare per un pezzo di libertà.  Eleonora pensava, andando a morte, alle parole di Voltaire: il faut cultiver notre jardin, bisogna dunque continuare a coltivare il nostro giardino, ne nasceranno un giorno frutti e fiori, i bambini potranno mangiare. Se nessuno s’occupa del giardino, il mondo finisce. La stringente necessità!  Non conta null’altro. Nada de nada, il resto di niente. Furono dunque fierezza e ardore di libertà temperati ma non scalfiti da un latente nichilismo a guidarne le battaglie; è questo il volto più tragico, credo. Ardita nel pensiero e di grande delicatezza nei modi, non le era sfuggita, ancora giovane donna, l’arroganza chiassosa della nobiltà azzimata in giamberghe, parrucche, favoriti e calzonetti di seta, all’apertura della stagione del San Carlo: lazzi, espressioni triviali, gente che beveva nei palchi, vociava senza freno. La classe dirigente di Napoli! I pilastri sociali! E il Clero? Non era da meno. Lenòr si era formata in una famiglia aperta al nuovo, incoraggiata alle letture degli illuministi dal padre e dallo zio, l’amato Titìo, e lui ne era convinto “Troppa gente di Chiesa si occupa di cose che non le competono, dimenticando che il nostro Signore ha detto: Regnum meum non est de hoc mundo”. Non lo dimenticherà, i sanfedisti di Ruffo saranno i suoi carnefici. Non solo i sanfedisti: Ruffo aveva saputo coordinare i lazzari, è vero, ma ci era riuscito perché i giacobini non avevano saputo farlo.

Più avanti negli anni e nella storia le notizie che arrivavano, clandestine, dalla Francia circa i costumi della classe dirigente non erano più edificanti: Mirabeau, presidente della Costituente, era morto in un’orgia… Spesso a Napoli le capitava di incontrare liberali che avevano assunto un fare falso, sussiegoso, politico. Resistere alla tentazione dei sentimenti di giudizio, non lasciarsene condizionare: questo era l’impegno! Occorreva guidare, illuminare. A tutti i costi, anche al costo di un’altra - l’ultima - vittoriosa sconfitta. Le risuonavano nel cuore, calde e confortanti come preghiere, le parole della Dichiarazione americana: “[…] Che tutti gli uomini siano creati uguali e che essi siano dotati dal loro Creatore di alcuni diritti inalienabili, tra cui la vita, la libertà, la ricerca della felicità. Che vengano istituiti governi, i quali traggano i giusti poteri dal consenso dei governati. Che ogni qual volta una forma di governo divenga distruttrice di tali fini, il popolo ha il diritto di modificarla o di abolirla” [...] Washington, Jefferson, Franklin cosa avevano fatto se non mettere a frutto le idee dei philosophes, dimostrare che le idee devono farsi cose, fatti; che si può? Le idee, i fatti, le antiche discussioni così accese…: Nessuno di noi ha realizzato il bene proprio, allora ci occupiamo di quello altrui. E’ assai più facile. E comodo. La libertà deve essere intera, deve farti felice. Evocavano Atene, Sparta. L’Utopia! L’America ha avuto la fortuna di nascere senza storia, senza inceppi sociali, tutta libera subito.

Ma a Napoli l’albero della Libertà non aveva messo le radici, il terreno essendo incolto cosicché l’avventura rivoluzionaria era risultata - si è detto - esemplare per la sua astrattezza. Nessun frutto. Il resto di niente! Peggio: una Storia bloccata, irrisolta. Senza retorica, ci troviamo di fronte a un’opera di respiro universale, è necessario soltanto decontestualizzarla (non meno de I Viceré, non meno de Il Gattopardo che il podio dei grandi non hanno faticato a conquistarselo).  Di respiro universale almeno - io credo - per un’altra ragione: non c’è slum, favela, banlieu che non abbia dentro la monnezza fisica e morale dei bassi, e la pena; non c’è palazzo del potere che non abbia lo sfarzo prepotente e sfacciato di quelli della Napoli del ‘700, e l’ipocrisia.

Ultimo aggiornamento Martedì 06 Marzo 2012 21:28
 

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Sudcritica Flash

==MARIO MARANGI, PER L'EXTRAVERGINE DI PUGLIA 'CREARE RETE' TRA I PRODUTTORI=Le ‪‎difficoltà‬ ma anche le grandi ‪opportunità‬ dei ‪‎produttori‬ ‪‎oleari‬ che puntano all'‪‎innovazione‬ e alla ‪‎qualità‬, in ‪Puglia‬ come a Modugno‬.
‪‎Investire‬ nell'‪olivicoltura‬ significa anche ‪valorizzare‬ il ‪territorio‬ e il tessuto‬ ‪sociale‬.
Ecco le ‪sfide‬ che affrontiamo noi ‪giovani‬ ‪‎imprenditori‬ ‎agricoli‬.
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Sudcritica Flash

=IL COMUNE DI MODUGNO ABBATTE IL 'MURO'. LO ACQUISTO' COME OPERA D'ARTE, LO DISTRUGGE COME BAGNO FATISCENTE=
di Francesca Di Ciaula.Il 2 febbraio scorso, in piazza Romita Vescovo, un tempo adibita a mercato del pesce, sono iniziati i lavori di demolizione della parete adiacente ai bagni pubblici.
La motivazione è presto detta: sicurezza e salvaguardia della pubblica incolumità, fatiscenza delle strutture. Il tutto per una spesa di 35 000,00 €.
La parete ricoperta di marmo nero, fu costruita a ridosso della chiesa seicentesca delle Monacelle in pieno centro storico, per nascondere un bagno pubblico, alla vista di chi sostava nella piazzetta. Una visione dai contrasti indicibili. Un monolite scuro e dietro la parete chiara dell'antica chiesetta. L'antico e il nuovo, maldestro tentativo di dare dignità al piastrellato che ha invaso il paese, eppure opera pubblica. La modernità imposta per capriccio o arbitrio, il marmo contro la pietra povera antica. Oggi ulteriore denaro pubblico è stato impiegato per distruggere quel manufatto a nessuno mai piaciuto per la sua manifesta volgarità.

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Sudcritica Flash

=ITALIA GIUSTA, IL COMUNE DI MODUGNO BLOCCHI LO 'SFRATTO' DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO=
di Tina Luciano.

Il movimento Italia Giusta secondo la Costituzione sollecita il Commissario prefettizio a Modugno perché blocchi lo ‘sfratto’ dell’Istituto Nastro Azzurro fino a quando sarà pronta la nuova sede ad esso destinata, in locali comunali che oggi ospitano i Servizi sociali.Il Museo e le Associazioni combattentistiche raccolte nell’Istituto custodiscono oggi le poche tracce esistenti di una memoria collettiva di Modugno, perse le quali va definitivamente in frantumi l’identità dell’intera città.
Un luogo della memoria va protetto e tutelato: insistere nel volerlo ‘sfrattare’ ha il sapore iconoclasta della provocazione, del voler far apparire come insensibile al bene pubblico una pubblica amministrazione che deve invece avere a cuore unicamente le esigenze sociali.

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I SEMINARI DI ITALIA GIUSTA

=CONSUMO DI SUOLO E COMUNITA' SENZA IDENTITA'. INCONTRO CON GIUSEPPE MILANO=
Il 23 gennaio 2015. Sono intervenuti Pasquale De Santis e Nicola Magrone."Contro il mostruoso consumo di suolo in tutta Italia, serve una mobilitazione dei cittadini, una coscientizzazione che ci faccia capire che la cementificazione costante ha un forte impatto sociale, significa alienazione, perdita di coesione della comunità, significa che non esiste più un'identità delle nostre città. Sentiamo spesso dire che si vuole 'costruire il futuro': ma lo si dice a vuoto, mentre si perpetuano questi atteggiamenti di noncuranza e di malapolitica. Costruire il futuro significa cominciare a far le cose per bene ogni giorno nelle nostre città. Quel che è successo a Modugno lo sapete voi, non ho titolo per parlarne ma parlano i fatti. Basta col dire che edilizia e urbanistica vanno visti come motore dello sviluppo, se poi sappiamo che servono per creare solo lo sviluppo di pochi... basta!"

Riprese video di A.Covella per Italia Giusta/Sudcritica

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=DISCUSSIONI=

=SOVRANITA' NAZIONALE
MONETARIA
E DEBITO PUBBLICO=

Serafino Pulcini/
Mino Magrone

Monete-antiche-riportate-alla-luce-in-uno-scavo-archeologico


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I SEMINARI DI ITALIA GIUSTA

=PROTEZIONE CIVILE, INCONTRO CON GIUSEPPE DI CIAULA=
Il 9 gennaio 2015. Coordinamento, formazione, esercitazioni, sicurezza sono i cardini di una buona protezione civile.Fondamentale un piano dettagliato di intervento, con volontari professionali i quali - quando dovessero verificarsi emergenze - sanno che fare ma non usurpano i compiti dei professionisti. Partecipano il presidente di Italia Giusta secondo la Costituzione, Pasquale De Santis, e Francesca Di Ciaula, della segreteria del movimento.
Riprese video di A.Covella per Italia Giusta/Sudcritica

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I SEMINARI DI ITALIA GIUSTA

=PROTEZIONE CIVILE, INCONTRO CON WILLIAM FORMICOLA=
Il 12 dicembre 2014, su ''Stato di salute del territorio italiano e ruolo della protezione civile''.Al centro dell'intervento, le azioni che gli amministratori devono compiere per prevenire, e per intervenire nel verificarsi di emergenze; gli effetti della mano dell'uomo sull'aggravamento dei rischi, i pericoli legati al consumo del territorio e al costruire senza regole. E' intervenuto il presidente di Italia Giusta, Pasquale De Santis.
Riprese video di A.Covella per Italia Giusta/Sudcritica

[in Sudcritica Modugno]

=POLITICA E CONSENSO=

=LA POLITICA
DELLE LOCUSTE=

locuste-madagascar


se si vuole tentare
un recupero
delle regole
che tutelino tutti,

bisognerà scontentare
i gruppetti di interesse
che si concentrano come locuste
intorno al patrimonio pubblico

di  Tina Luciano
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I SEMINARI DI ITALIA GIUSTA

=CULTURA, SCUOLA E
TERRITORIO E LA 'NUOVA'
FIERA DEL CROCIFISSO
A MODUGNO=

seminario IG di ciaula longo lobaccaro

Per i Seminari di Italia Giusta
secondo la Costituzione,
incontro - il 21 novembre 2014 -
col musicista dei Radiodervish
Michele Lobaccaro
e con Francesca Di Ciaula
e Valentina Longo.
Su politiche culturali a
Modugno, sul successo
della 'nuova' Fiera
del
Crocifisso inaugurata
con l'amministrazione
Magrone
e sull'importanza
delle relazioni
tra scuola e territorio.

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=DISCUSSIONI=

=ECONOMIA E UE.
CI VORREBBE KEYNES
MA E' TROPPO
DI SINISTRA=

keynes-main-photo


Ilquadro
macroeconomico

dell’Europa
dovrebbe suggerire
la ripresa di politiche economiche
poggiate sulle argomentazioni
della cosiddetta sintesi postkeynesiana.
Invece, ciò è ancora molto lontano
dall’essere preso in considerazione
dalle istituzioni europee

di  Mino Magrone

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I SEMINARI DI ITALIA GIUSTA

=LE SCELTE FISCALI DELLA GIUNTA MAGRONE PER PROTEGGERE I CETI MENO ABBIENTI=
Incontro con Dino Banchino.

Per i seminari di Italia Giusta secondo la Costituzione, incontro con l'assessore al Bilancio dell'amministrazione comunale di Modugno guidata da Nicola Magrone.Banchino ha parlato delle scelte fiscali fatte dalla giunta, tutte improntate all'art.53 della Costituzione italiana, per il quale il sistema tributario nel nostro Paese "è informato a criteri di progressività”.
Per questo, per il 2014 a Modugno non si è pagata la TASI, preferendo scaricare il peso maggiore della contribuzione dei cittadini sull'Irpef. Sono intervenuti Pasquale De Santis, presidente di Italia Giusta secondo la Costituzione, e Nicola Magrone.

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I SEMINARI DI ITALIA GIUSTA

=MODUGNO, LA GIUNTA MAGRONE E L'AIUTO AI PIU' DEBOLI=
Incontro con Rosa Scardigno

Per i seminari di Italia Giusta secondo la Costituzione, incontro con l'assessore ai servizi sociali dell'amministrazione comunale di Modugno guidata da Nicola Magrone.Al centro dell'intervento dell'assessore, gli sforzi per ricostituire servizi disastrati (Ufficio di Piano, in primis), le necessità cui assolvere senza arbitrio, la descrizione di un lavoro interrotto a poco più di un anno dall'insediamento, quando avrebbe potuto dare aiuti più congrui.

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=DISCUSSIONI=

=MODUGNO.
CON ITALIA GIUSTA
PER ROMPERE
L'AGGLOMERATO
DI POTERE=

logo italia giusta internet


Da queste parti
smuovere la stagnazione
di poteri è stato
un azzardo
ed una scelta
 coraggiosa.
E tuttavia la dimostrazione
che un movimento possa spezzare

un meccanismo consolidato
c'è stata.
[...] Che si possano tentare
scelte politiche limpide e nette,
l'esperienza amministrativa
modugnese ce lo insegna

di  Francesca Di Ciaula
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I SEMINARI DI ITALIA GIUSTA

=MODUGNO, LA NUOVA FIERA DEL CROCIFISSO=
Incontro con Tina Luciano -
"Queste sono le ragioni e le modalità della nuova configurazione della Fiera del Crocifisso......da un lato riannodare i fili con il centro della città, dall’altro garantire la sicurezza in un sito che, oltre ad essere isolato non garantiva nemmeno l’incolumità dei visitatori".

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=I LUOGHI=

=BORGO TACCONE.
STORIA PICCOLA
DEL SUD=

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Borgo Taccone
è questo luogo
dell'assenza,
una storia mancata
di insediamenti rurali.
Eppure non riesci
ad individuare la parola fine
a questa storia.
Il borgo intero sembra piuttosto
un racconto interrotto.

di  Francesca Di Ciaula
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=DISCUSSIONI=

=IL MATTONE DI CALVINO.
60 ANNI DOPO=

Credits-LaPresse h partb


“Un sovrapporsi
geometrico di parallelepipedi
e poliedri, spigoli e lati di case,
di qua e di là, tetti, finestre,
muri ciechi per servitù contigue
con solo i finestrini smerigliati
dei gabinetti uno sopra l’altro”.

di  Nicola Sacco
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=DISCUSSIONI=

=CRISI. PER SALVARE
L'EUROPA BASTEREBBE
SVEGLIARE IL GIGANTE=

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Una modesta
frazione

di questo gigante finanziario
narcotizzato e costretto
a stare improduttivo può,
purché l’Europa e la Germania
lo vogliano, finanziare opere
e interventi comuni di sviluppo
e crescita dell’occupazione
di lavoratori in Italia ed in Europa

di  Mino Magrone
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=DISCUSSIONI=

=MODUGNO.
LA DIGNITA' POSSIBILE=

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Questo, il sindaco
di Modugno,
Nicola Magrone,
ha insegnato nel primo anno
di amministrazione a chi
ha voluto comprendere:
a essere chiari,
a pronunciare il nome delle cose
senza timore, pubblicamente,
non in cenacoli all’ombra
di qualche interesse
che non fosse quello
di tutti i cittadini.

di  Francesca Di Ciaula

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=DISCUSSIONI=

=TAMARO, IL GRANDE NEMICO
E' IL NIENTE. O LO E'
PIUTTOSTO IL NICHILISMO?=

rotoletti010


L'angoscia e il disagio
non sono soltanto
sentimenti dei giovani,
sono invece
di noi tutti
in quanto mortali
destinati a finire,
al niente

di  Mino Magrone

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Sudcritica Modugno

=GUASTO A PASSAGGIO A LIVELLO MODUGNO. IL SINDACO, SITUAZIONE ASSURDA CHE SI RIPETE= 5 aprile 2014 - Dice Nicola Magrone: "Prendero' le opportune iniziative per l'attuazione puntuale di intese precise sui compiti i di Fal e Rete Ferroviaria Italiana. Quello che serve e' scongiurare ulteriori situazioni di grave pericolo".[Leggi tutto in Sudcritica Modugno]

=DISCUSSIONI=

=“La grande bellezza”?=

la grande bellezza


Finché continua
l’umana avventura
in questa valle,
ci sarà scienza, arte,
religione
e l’apocalisse del pensiero
lasciamola ai meno dotati.
Non ci riguarda.

di  Pippo De Liso

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=DISCUSSIONI=

=JOBS ACT, LAVORO

SENZA DIRITTI

E SENZA DIFESE=

CGIL crisi

 
l’Europa solidifica
interessi preminenti
anche sottraendo
ai Paesi
a sovranità nazionale
le tradizioni politiche
e i documenti storici d’identità.
L’Italia è in prima fila con la cessione
della Costituzione e la fiammata
di follia collettiva del cambiamento
a tutti i costi, soprattutto in peggio

di  Pippo De Liso

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=DISCUSSIONI=

=Per far ripartire l'Italia

non serve stravolgere

la Costituzione=

costituzione

Proposta, da parte di un attivista

di Italia Giusta, di una piccola

guida pratica, aperta a suggerimenti,

per orientarsi tra i temi

di stretta attualità politica

di  Nicola Sacco

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Sudcritica Modugno

=RACCOLTA DIFFERENZIATA A MODUGNO, SUDCRITICA INTERVISTA L'ASSESSORE = 17 marzo 2014 - Puoi seguire l'intervista anche alla pagina di Sudcritica Modugno.Tra breve, finalmente, anche a Modugno (e per l'intero Aro del quale Modugno è capofila) ci sarà un bando di gara per una vera raccolta differenziata. Con l'aiuto e la collaborazione di tutti i cittadini dovrà portare al traguardo 'rifiuti zero'. L'assessore comunale Tina Luciano spiega a Sudcritica come accadrà.

Riprese e post produzione di Alberto Covella

Per discutere con il Movimento Italia Giusta secondo la Costituzione, questi gli indirizzi:
sede: via X marzo 88 - 70026 MODUGNO
posta elettronica: [email protected]
[email protected]
rivista: www.sudcritica.it

=DISCUSSIONI=

Larroganza

della Rai

In nessun altro

Paese europeo

si assiste al pagamento

di un canone obbligatorio

a fronte di una pubblicità

invadente e accentratrice

di  Pippo De Liso

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=DISCUSSIONI=

Il documento

alternativo

"Il sindacato

è un'altra cosa"

per il XVII Congresso

della Cgil

 

di  Pippo De Liso

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=DISCUSSIONI=

Una sinistra

nata piccolo-borghese

 

di  Franco Schettini

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a mio avviso il nostro “marxismo” altro non è stato che riformismo piccolo borghese, nemmeno socialdemocratico

Il 15 giugno del 1975 Pasolini scriveva, dopo le effimere vittorie delle sinistre, che “l’Italia è nel suo insieme ormai un Paese spoliticizzato, un corpo morto i cui riflessi non sono che meccanici. L’Italia cioè non sta vivendo altro che un processo di adattamento alla propria degradazione”.

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Contro la violenza sulle donne

MAGRONE, PALMINA E LE SUE PAROLE HANNO CAMBIATO LA MIA VITA
Casacalenda, 16 novembre 2013 - intervista di Maurizio Cavaliere. Magrone ricorda il giorno in cui palmina martinelli gli parlò in punto di morte, rivelandogli i nomi dei suoi aguzzini. La 14enne di fasano morì data alle fiamme nel novembre 1981, si era rifiutata di prostituirsi.

=LA VIOLENZA ESIBITA=

di Francesca Di Ciaula

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DON TONINO BELLO - LA COSCIENZA E IL POTERE

IL POTERE, LA LEGGE, LA COSCIENZA
Don Tonino Bello ricordato dal sindaco di Modugno, Nicola Magrone, a Mola di Bari, il 16 ottobre 2013, con l'assessore regionale Guglielmo Minervini e don Gianni De Robertis.La speranza nel patto tra deboli, se non per rovesciare il potere almeno per attenuarne l'abuso. Tornare alle origini di don Tonino Bello è tornare alle origini del nostro popolo, cioè la Costituzione. Secondo il sindaco di Modugno, oggi la costituzione non deve essere modificata.

cronache dall'interno

=IL SINDACO DI MODUGNO NICOLA MAGRONE E LA SUA GIUNTA INCONTRANO I CITTADINI=
26 settembre 2013 - Filmato integrale dell'incontroPer la prima volta nella vita amministrativa di Modugno, l’amministrazione parla con i cittadini in un incontro pubblico.

Riprese e post produzione di Alberto Covella

Per discutere con il Movimento Italia Giusta secondo la Costituzione, questi gli indirizzi:
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